Di quella notte all’Axa «ricordo tutto, il proiettile che mi colpisce, il dolore, io che cado a terra. Quando ho capito quello che mi era successo e ciò che mi aspetterà, ho immaginato il mio futuro “diverso” e ho pensato subito a lei: a Bebe Vio, è lei la mia eroina». Manuel Bortuzzo stringe il telefonino che i genitori gli hanno riconsegnato e quando parla della campionessa paralimpica, la sua voce tradisce la commozione. Trema, per un attimo piange. Nella stanza della Terapia Intensiva dell’ospedale romano San Camillo, papà Franco e Paolo Barelli, presidente della Federnuoto, non lo lasciano per un attimo. Ieri mattina, i medici gli hanno suturato il drenaggio ai polmoni, la mamma gli ha fatto compagnia poi lo ha lasciato da solo per riposare. Manuel è indebolito per il carico di farmaci, ma lotta come un leone, su Instagram ha salutato gli amici: «Siete fantastici, siete ciò che mi faceva andare a dormire tranquillo la sera e ciò che mi faceva risvegliare con il sorriso». È sopravvissuto al folle agguato, ma non muove più le gambe.
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