Alessandro Benetton non è un uomo che dice sempre sì. L'imprenditore-influencer l'aveva già dimostrato sei mesi fa, postando un video sull'elogio del no, a cominciare dai due grandi rifiuti opposti alla sua famiglia: nel 1992 la rinuncia all'ingresso in Benetton Sportsystem e nel 2014 l'addio alla presidenza di Benetton Group. Ma il figlio di Luciano l'ha confermato anche l'altro ieri, mentre il colosso di Ponzano Veneto diramava una nota per precisare che proprio suo padre non aveva «rilasciato dichiarazioni» sul caso Autostrade e che certe espressioni («trattati peggio delle cameriere») non rappresentavano «il suo pensiero», intendendo così far calare il silenzio della famiglia sulla vicenda. Ecco, in quella stessa giornata il 56enne ha voluto invece marcare ancora una volta la sua autonomia di pensiero rispetto alla dynasty trevigiana, accettando il confronto con il pubblico.
Autostrade, F2i in campo con Cdp: Atlantia riceverà 2 miliardi
Alessandro Benetton e il caffè su Instagram
È accaduto su Instagram, dove abitualmente Benetton propone Un caffè con Alessandro. Per questa puntata, nessun filmato, ma un botta e risposta condensato in una storia, rimasta visibile per ventiquattr'ore. Tante domande sulla sua professione, sulla finanza, sui giovani. Poi la stilettata di un follower: e Aspi? «Trent'anni fa ha ricordato Benetton ho scelto di fare l'imprenditore in proprio con 21 Invest; a parte un brevissimo periodo, non ho mai fatto parte del business di famiglia; ciò non toglie che come tutti sono rimasto tremendamente scosso e addolorato per quanto accaduto a Genova e riaffermo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime».Autostrade, il governo: in 7 giorni nuovo piano con il taglio dei pedaggi
Parole eloquenti, ma che non gli hanno evitato la stoccata di un altro utente: «Perché non ti sei occupato tu di Autostrade, sono certo che avresti fatto meglio!». Replica di Alessandro: «Non credo che davanti ad una tragedia del genere bisogni fare una gara a chi avrebbe gestito meglio cosa; l'unica cosa che mi sento di esprimere riguardo a tutta la vicenda è la vicinanza alle famiglie delle vittime». E due.
Fino alla provocazione di un terzo interlocutore: «Dici sempre che sei lontano dalla tua famiglia, ma è facile iniziare con i soldi di papà...». L'imprenditore ha accettato la sfida: «Non nego di essere nato privilegiato e rispetto ad altri ho avuto una rete protettiva all'inizio. Allo stesso tempo ho anche rischiato molto. Per la mia indipendenza a 28 anni ho scelto di dissentire, anziché accomodarmi in un'azienda di successo, fondando una piccola società in un settore che in Italia non esisteva ancora e di questa vivere, anche oggi».