ROVIGO - Un no secco alle trivelle, senza tentennamenti, arriva anche dalla consigliera regionale della Lega Laura Cestari, che si smarca dalla maggioranza di Governo per rompere il silenzio e ribadire la propria contrarietà all’ipotesi di estrazioni: «No, no e poi no ancora. Il ministro Urso fa riferimento al 45. parallelo e al fatto che a sud si potrebbe aprire alle estrazioni.
IL DOCUMENTO
Proprio la consigliere leghista, fra l’altro, aveva presentato una mozione, approvata all’unanimità dal consiglio regionale nel luglio dello scorso anno, con la quale chiedeva alla Giunta regionale di farsi promotrice di incisive iniziative nei confronti del Governo affinché fossero cancellati i progetti di trivellazione e stoccaggio, preservando l’ecosistema dell’Adriatico e a impedire nuovi insediamenti di piattaforme estrattive che potessero ledere l’equilibrio di un territorio fragile come quello del Delta. Proprio il Polesine che è stato bacino elettorale del ministro FdI Adolfo Urso, candidato al Senato anche nel collegio plurinominale che comprendeva Rovigo, anche se poi per l’elezione ha optato per l’altro collegio veneto.
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Intanto, mentre da fonti parlamentari sembra emergere che il cosiddetto “gas release”, da emendamento al decreto legge Aiuti ter potrebbe finire in un decreto a sé stante, a sollecitare prese di posizioni unanimi contro le trivelle, di nuovo oggi come è stato nel passato. È la Rete dei Comitati polesani a difesa dell’ambiente. «Col decreto che sblocca le estrazioni - spiega Vanni Destro - l’attuale Governo cancella una serie di tutele per i territori costieri dell’Adriatico. In particolare, individuando l’area estrattiva sotto il 45. parallelo, mette a repentaglio un territorio fragile come quello del Delta che ha già pagato caro in passato le estrazioni, fermate all’inizio degli anni 60 per l’abbassamento del terreno di origine sedimentaria, che continua tuttora. Qualche giorno fa si sono incontrati i sindaci dei Comuni costieri per un accordo sul ripascimento delle spiagge erose dal mare per l’effetto combinato dell’innalzamento delle acque dovuto al cambiamento climatico e dal costante abbassamento del terreno. A quei sindaci facciamo appello assieme agli operatori turistici, agli agricoltori già provati da siccità e cuneo salino, agli imprenditori, alle associazione che difendono ambiente e territorio a ogni livello, agli amministratori veneti, consiglieri e assessori regionali e a tutti i politici veneti a cominciare dal presidente Zaia, che si sono sempre spesi per fermare non solo le estrazioni, ma addirittura la ricerca di idrocarburi ben conoscendone i rischi, di unirsi in un fronte comune per evitare questa inutile sciagura facendo pressione sul Governo. Non si tratta di fare opposizione, ma di chiedere rispetto e considerazione per i territori che molto hanno già sofferto e di rivedere le proprie scelte in materia di energia».