Sesso virtuale con una dodicenne sul web: 3 anni e mezzo di carcere

Venerdì 22 Marzo 2019
Sesso virtuale con una dodicenne sul web: 3 anni e mezzo di carcere
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ROVIGO - Sesso virtuale con una ragazzina di appena 12 anni, contattata tramite Facebook con nome e una foto fasulli, spacciandosi per un 16enne, mentre aveva già quasi 30 anni. A scoprire le chat bollenti, con foto e video, era stato il padre della ragazzina che trovando il computer della figlia acceso, aveva letto e aveva denunciato il tutto. Per questo Francesco Bertozzo, della provincia di Verona, oggi 35enne, è stato condannato dal Collegio del Tribunale di Rovigo a 3 anni e 6 mesi. L’accusa era quella di atti sessuali con minorenne e corruzione di minore, e il pm aveva chiesto una pena di 5 anni. Gran parte del processo si è svolto a porte chiuse, a tutela della giovane altopolesana, pur già maggiorenne.  
I FATTI
Secondo quanto ricostruito, nel dicembre 2012 l’uomo, con un falso profilo avrebbe agganciato la ragazzina, avviando una relazione virtuale. Nelle conversazioni su Messenger l’uomo le aveva rivolto l’invito a a mostrargli il seno e le parti intime, mostrandosi nudo a propria volta. Dalle foto ai video, con la richiesta di atti autoerotici in diretta, facendo altrettanto. Tutto in circa tre mesi, durante i quali la relazione virtuale si era fatta sempre più intensa, tanto che il 29enne aveva poi deciso di dire la verità sulla propria identità e sulla propria età.
È stato poco dopo questa rivelazione che il padre della ragazzina ha scoperto tutto, con gli inquirenti che sono poi rapidamente risaliti al veronese. Che, fra l’altro, tra il 31 agosto e il 3 settembre 2012 aveva intrecciato un’analoga relazione con un’altra 12enne, residente nel Lazio, tanto da venire condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi anche dal Collegio del Tribunale di Frosinone nel luglio del 2016. Anche in quel caso era stato il padre della 12enne a scoprire le chat della figlia con un uomo evidentemente ben più grande di lei e a presentare un esposto. Per risalire all’identità del fidanzato virtuale era stato determinante il fatto che lui avesse lasciato alla ragazzina il proprio numero di telefono. Fra i due in quel caso non vi erano state telefonate, ma solo cinque chiamate senza risposta da parte della ragazzina e 19 da parte dell’uomo. I tabulati telefonici, però, avevano permesso di risalire all’utenza in provincia di Verona. Le due indagini erano andate avanti parallele, ma ognuna per la propria strada.
A difendere il 35enne nel processo rodigino, cominciato ben più tardi di quello frusinate, era l’avvocato Monica Malagutti, che ha ottenuto dal Collegio la forma attenuata dell’ipotesi di reato degli atti sessuali con minorenne, evidenziando come la libertà personale e sessuale della vittima fosse stata compressa in maniera meno grave rispetto a quella che era stata l’imputazione. Né la giovane vittima né i suoi genitori, pur indicati come parti offese, si erano costituiti parte civile.
Ultimo aggiornamento: 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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