Bimbo "caduto" morto a nove mesi, mamma sospettata di maltrattamenti

Martedì 16 Ottobre 2018 di Francesco Campi
Il funerale del piccolo Daniel
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ROVIGO - Daniel è morto ad appena 9 mesi. Una tragedia che ha lasciato ferite profonde e ha anche un risvolto giudiziario per i due genitori, inizialmente indagati congiuntamente per l’ipotesi di reato di omicidio volontario in concorso, perché la versione di una caduta accidentale dal seggiolone del piccolo non aveva convinto il sostituto procuratore Davide Nalin.
 
Le posizioni dei due genitori, a livello giudiziario, si sono però divise, perché alla madre, difesa dall’avvocato Elena Gagliardo, è stato notificato l’avvio di conclusione indagini firmato dal sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo che ha ereditato il fascicolo dal collega, con la contestazione dell’ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia, nell’ipotesi più grave, prevista in caso di morte, mentre il padre, difeso dall’avvocato Massimiliano Lain, non è più indagato, anzi è indicato come parte offesa in rappresentanza del figlio.
Marito e moglie, Valeriu e Ana, 31 anni lui, 29 anni lei, hanno recentemente avuto una bambina. Sono entrambi di origine moldava, anche se Valeriu è in Polesine da molti anni e ha frequentato l’Alberghiero di Adria.
La tragedia risale a due anni fa. Il piccolo Daniel Plamadeala aveva appena 9 mesi quando, il 5 febbraio 2016, si è spento mentre si trovava ricoverato nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Padova, dove era arrivato in elicottero, in coma, a causa di un trauma cranico riportato nella serata del 23 gennaio, in quella che inizialmente è stata descritta come una caduta dal seggiolone.
Dalle indagini, subito avviate dal sostituto Nalin su quanto accaduto quella drammatica sera nella casa di via Parenzo, dove il bambino si trovava con la madre mentre il padre, cuoco in un noto ristorante, era al lavoro, sono emersi elementi tali da spingere a indagare entrambi i genitori, inizialmente per l’ipotesi di lesioni colpose, poi modificate nell’ipotesi di reato di omicidio volontario in concorso, in seguito al decesso del piccolo.
La dinamica dell’incidente, così come raccontata dalla madre, seppur non parlasse correttamente l’italiano, con il bimbo andato giù dal seggiolone che gli sarebbe poi caduto sopra, non ha convinto la Procura. La donna aveva chiamato il marito perché telefonasse lui al 118 e quando è arrivata l’ambulanza, lei era già per strada, sconvolta, con il piccolo in braccio, in arresto cadiocircolatorio. Daniel era stato immediatamente intubato, prima della corsa a sirene spiegate fino al pronto soccorso dell’ospedale di Rovigo. Il suo quadro clinico, tuttavia, aveva reso necessario il suo trasferimento con l’elisoccorso all’ospedale di Padova, specializzato nella terapia intensiva pediatrica. Qui gli era stata eseguita una delicata operazione di rimozione di una parte dell’osso del cranio in modo da fermare l’emorragia cerebrale ed evitare che la pressione del sangue compromettesse irrimediabilmente le funzioni vitali del cervello. L’operazione tecnicamente era andata bene, ma non era bastata a salvare la vita al piccolo.
Le indagini sulla tragica morte di Daniel sono andate avanti per mesi, passando anche dall’estrazione dei contenuti del telefoni di moglie e marito. Fino ad arrivare a una prima svolta, nel dicembre 2016, quando la Procura ha riqualificato l’ipotesi di reato da omicidio volontario in maltrattamenti in famiglia, sempre in concorso, nell’ipotesi più grave, prevista in caso di morte. Con l’avviso di conclusione indagini, che risale al mese scorso, e che è il passaggio che precede la richiesta di rinvio a giudizio, è rimasta indagata solo la donna. Tutto, però, è ancora nelle fasi iniziali e la ricostruzione dell’accusa dovrà essere sottoposta al vaglio del giudice per le udienze preliminari.
Ultimo aggiornamento: 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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