Dal caso Cibotto a Sgarbi sindaco, prende quota la candidatura del critico

Lunedì 14 Gennaio 2019 di Francesco Campi
Dal caso Cibotto a Sgarbi sindaco, prende quota la candidatura del critico
ROVIGO - E se il lascito di Toni Cibotto alla fine fosse la candidatura a sindaco di Rovigo di Vittorio Sgarbi? Una provocazione, come è nello stile del noto critico d'arte e politico di lungo corso, il cui nome si riaffaccia ciclicamente come possibile primo cittadino del capoluogo. Era successo nel 2011, quando l'allora parlamentare Luca Bellotti, che aveva già proposto Sgarbi come candidato del centrodestra alle provinciali del 2009, caldeggiò a lungo questa ipotesi, poi tramontata a favore di Bruno Piva, poi caduto per le fratture interne allo stesso centrodestra che lo sosteneva. Così come scricchiolante sembra essere al momento l'unità delle forze che sostengono Massimo Bergamin. Un cui nuovo elemento di contrasto sembra essere rappresentato dal caso della donazione della biblioteca di Cibotto all'Accademia dei Concordi, che ne ha poi mandati al macero una gran parte.
È per questo che Sgarbi si è affacciato in città, arrivando a presentarsi dai carabinieri con tanto di foto dei libri avviati a distruzione. Ma la sua presenza è lo spunto per pensare a una possibilità che si riaffaccia.

 
Ed è lo stesso presidente del consiglio Paolo Avezzù, alla domanda «Sgarbi candidato sindaco 2020 di Forza Italia?», a non nascondere il proprio favore all'ipotesi: «Sarebbe un bel colpo. E poi è già di casa a Rovigo. Vi ricordate la prima grande mostra di Palazzo Roverella fatta con lui?». Non solo, ma Sgarbi, ferrarese, conosce a fondo il Polesine e uno dei suoi primi scritti, da ispettore del Ministero dei Beni e delle attività culturali, è stato proprio un volume sulle ricchezze di questa terra: Rovigo. Le chiese. Catalogo dei beni artistici e storici. Avezzù, non si tira indietro e, anche all'ulteriore domanda, fra il serio e il faceto, «Valentina Noce vicesindaco e Paolo Avezzù presidente del consiglio?», risponde: «Bella idea».
L'IPOTESI
Ecco allora che il quadro, con luci e ombre, quasi caravaggesche per citare un pittore caro a Sgarbi, si delinea ancora di più nella sua cornice generale. Fatta di una battaglia culturale che è però molto più politica di quanto potrebbe apparire. Dai libri distrutti, come in Fahrenheit 451, al J'accuse del presidente del consiglio Avezzù, che nell'infinita Guerra e Pace con il sindaco Bergamin, Forse che sì, forse che no, pensa già a Rovigo e Sgarbi come I promessi sposi. Tutta fantasia letterario-politica? Il dato certo è che, mentre il sindaco ha rinnovato la propria fiducia al presidente dell'Accademia Giovanni Boniolo, Avezzù rilancia sulla commissione d'inchiesta sul caso, dopo che fieramente si era opposto, un anno fa, a quella sulla Fattoria.
LA COMMISSIONE
Freddo il Pd, con Giorgia Businaro che commenta: «Mi sembra che si stia strumentalizzando la vicenda per meri giochetti politici. Perché Avezzù non chiede commissioni d'inchiesta sul Maddalena, sul caos urbanistico, sul caso piscine che sta portando allo sfacelo la città? Mi sembra che alcune persone stiano sfruttando la cosa per avere maggiore visibilità personale, magari per lanciare una propria candidatura». Avezzù contrattacca, puntando il dito su chi fa «opposizione per finta e per convenienza, pronti al trasversalismo pur di occupare qualche posizione di potere. Chi ha paura del lupo cattivo, vedi commissione d'inchiesta? Dopo che cinque consiglieri comunali, tre di Obiettivo Rovigo e due di Forza Italia, hanno annunciato e già sottoscritto la richiesta di istituzione di una commissione d'inchiesta sulla messa al macero di parte del lascito Cibotto, a cui si è già aggiunta la firma del consigliere di opposizione Vernelli, si è scatenata una strana paura, quasi che qualcuno volesse violare il Santo Graal».
 
Ultimo aggiornamento: 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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