ROVIGO - Arrestati anche gli ultimi due componenti della “banda dell'Audi grigia”, alla quale il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Rovigo ha addebitato, in ipotesi accusatoria, ben ben 31 furti in abitazione e 2 rapine, messi a segno principalmente nella provincia di Rovigo, in particolare nella zona del Delta, ma anche di Venezia e di Ferrara, nonché in quelle di Treviso e di Padova.
I due, che a differenza di altri tre componenti della banda, un 43enne, un 41enne ed un 34enne, che erano finiti in carcere a maggio, erano riusciti a sfuggire all'esecuzione della misura cautelare, scappando in Albania, sono entrambi 43enni, di origini albanesi e senza fissa dimora.
Una svolta nelle ricerche era arrivata a luglio, quando, sempre attraverso gli organismi di cooperazione internazionale investigativa, è stata trovata e sequestrata, in Lituania l’Audi RS3, utilizzata per i furti dalla banda, che se n'era poi sbarazzata, poco prima dei tre arresti di maggio, vendendola, appunto, in Lituania.
La lista dei reati attribuibili alla banda, sempre in ipotesi accusatoria, potrebbe essere ben più lunga dei 33 episodi individuati e riguardare anche altri territori. Non a caso, a maggio al 43enne domiciliato nell'hinterland milanese, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere era stata notificata mentre già si trovava nella casa circondariale di Brescia, detenuto da qualche settimana per altre analoghe accuse.
Questa indagine, infatti, è corsa parallela, ma su strade diverse, rispetto ad un'analoga inchiesta dei Carabinieri di Verona e Milano che ad aprile, grazie anche ad alcuni testimoni che hanno assistito alla fuga dei ladri che avevano caricato sull'auto una cassaforte smurata e che avevano provato inutilmente a minacciarli con un piede di porco per evitare che parlassero, ha portato a sgominare un'altra banda, composta da quattro persone, sempre di origini albanesi, tutti domiciliati in provincia di Milano, analogamente dedita a razzie in serie: 26 quelle contestate, soprattutto nelle province di Brescia, Verona e Vicenza. Fra le due indagini, un solo elemento di congiunzione: l'indagato in comune, il 43enne, che aveva quindi un “doppio lavoro”, facendo parte allo stesso tempo di entrambe le batterie.
Oltre all'esecuzione dei tre arresti, grazie anche alla collaborazione dei Carabinieri di Carpi e Pavia, a magio erano poi scattate anche le relative perquisizioni, che avevano visto i Carabinieri di Corsico scoprire il covo della banda: un garage nell’hinterland milanese, che veniva utilizzato come magazzino e nascondiglio. Dentro, parte della refurtiva, in particolare 19mila euro in contanti, diversi orologi di valore e svariati oggetti in oro, ma anche parte dell'attrezzatura, composta da targhe false e rubate, ricetrasmittenti, flessibili di ogni misura ed un vero e proprio arsenale di arnesi da scasso.