Parti in casa, Nordest primo in Italia: in un anno 130 bimbi nati a domicilio

Lunedì 20 Agosto 2018 di Angela Pederiva
Parti in casa, Nordest primo in Italia: in un anno 130 bimbi nati a domicilio
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VENEZIA - In un'Italia che mette al mondo sempre meno figli, il Nordest spicca per una tradizione antica: il parto in casa. La curiosità emerge dall'ultimo rapporto del ministero della Salute, Analisi dell'evento nascita, considerato la più ricca fonte di informazioni sanitarie, epidemiologiche e sociodemografiche in materia, «rappresentando uno strumento essenziale per la programmazione nazionale e regionale». Mentre nella maggior parte del Paese i bambini vengono alla luce pressoché soltanto all'interno di strutture, pubbliche o private che siano, in Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia la cicogna non smette di atterrare a domicilio.

IL FENOMENO Naturalmente si tratta di un fenomeno di nicchia, rispetto alla situazione complessiva, ma per quanto siano ridotti i numeri nordestini valgono comunque un primato italiano. A fronte di regioni che registrano un 100% di parti negli ospedali pubblici (per esempio Valle d'Aosta, Basilicata, Umbria, Molise) e di realtà che evidenziano una netta propensione per il privato puro o accreditato (come il 43,7% della Campania, il 16,5% della Calabria, il 14,3% del Lazio, il 14,2% della Sicilia), a Nordest continuano a resistere le nascite in casa. A dispetto della raffica di zeri riscontrati altrove, infatti, il Veneto segna lo 0,25% su un totale di 37.965 (quindi circa 95 parti), il Friuli Venezia Giulia lo 0,13% (11 su 8.700), il Trentino il record nazionale dello 0,54% (24 su 4.472). Il totale fa dunque 130 bimbi all'anno che emettono il primo vagito direttamente fra le mura domestiche, anziché fra quelle ospedaliere.

IL BISTURI Evidentemente si tratta di casi che possono essere gestiti in tutta sicurezza al di fuori delle strutture sanitarie, seppure alla presenza delle ostetriche: parti programmati, al termine di gravidanze fisiologiche, che non necessitano del ginecologo o del neonatologo sul posto. Sono quindi esclusi i tagli cesarei, che secondo lo studio ministeriale costituiscono peraltro una modalità troppo utilizzata nel Paese: «Il 34,2% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all'espletamento del parto per via chirurgica». Questo però avviene molto meno a Nordest, dove il bisturi si ferma ad un quarto del totale. Non a caso mentre sul piano nazionale il chirurgo interviene mediamente nel 52,5% dei parti che avvengono nelle case di cura accreditate e nel 31,9% di quelli che si verificano negli ospedali pubblici, in Veneto questo accade complessivamente nel 25,6% delle situazioni, in Friuli Venezia Giulia nel 23,1%, in Trentino nel 23,6% (e in Alto Adige, dove però il parto in casa non è diffuso, nel 23,8%).

LE MADRI A queste latitudini, rispetto alla media nazionale del 20,17%, risalta poi la quota delle madri straniere: 28,15% in Veneto, 24,25% in Friuli Venezia Giulia, 26,11% in Trentino. Le mamme venete e friulgiuliane, inoltre, si distinguono per l'età più avanzata: se mediamente in Italia i parti riguardano nel 59,62% dei casi le trentenni e nel 9,73% le quarantenni, qui le percentuali salgono rispettivamente al 61,61% e al 10,13% in Veneto e al 60% e al 11,24% in Friuli Venezia Giulia. Diverso del dato nazionale è anche quello nordestino relativo alla persona di fiducia che la donna vuole accanto a sé in sala parto: il futuro padre è scelto dal 92,27% delle italiane, ma dal 96,59% delle venete, dal 96,16% delle friulgiuliane, dal 96,03% delle trentine e dal 97,77% delle altoatesine. Non siamo al 100% delle molisane, ma di certo si tratta di cifre nettamente superiori a quelle del Mezzogiorno, dove all'uomo le partorienti preferiscono altri familiari o amici: questo succede nel 24,17% dei casi in Calabria, nel 20,95% in Sardegna e addirittura nel 31,07% in Campania.
 
Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 07:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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