Eutanasia ai malati terminali:
due su tre si dicono favorevoli

Lunedì 17 Ottobre 2016 di Natascia Porcellato
Eutanasia ai malati terminali: due su tre si dicono favorevoli
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Morire con dignità e senza dolore: su questo principio sembra ritrovarsi la larga maggioranza del Nordest. Secondo i dati analizzati da Demos e pubblicati oggi sul Gazzettino, il 66% degli intervistati si dichiara moltissimo o molto d’accordo con l’idea che "Quando una persona ha una malattia incurabile, e vive con gravi sofferenze fisiche, è giusto che i medici possano aiutarla a morire se il paziente lo richiede". Guardando alla serie storica dell’Osservatorio sul Nordest, emerge come questo orientamento sia ormai stabile nel tempo e indipendente dai diversi casi che vengono ciclicamente raccontati da televisioni e giornali. 
In ordine di tempo, l’ultimo malato terminale che ha combattuto per avere una morte dignitosa è Max Fanelli e se n’è andato nel luglio scorso. Come Piergiorgio Welby e Luca Coscioni, nel 2006. Come Eluana Englaro, che ha trovato pace nel 2009, tra polemiche infuocate, solo grazie alla lotta del padre Beppino. Mentre alcuni nostri connazionali emigrano in altri Paesi per andare a morire con dignità, solo da qualche mese è iniziato l’esame dei testi sull’eutanasia in Commissione Affari Sociali e Giustizia della Camera. E questo accade nonostante l’opinione pubblica si sia da tempo schierata, in maniera del tutto trasversale, a sostegno di questa battaglia per i diritti civili.
Guardando agli ultimi dati disponibili, anche larga parte del Nordest sembra sostenere la possibilità di scegliere di morire dignitosamente. Il 66%, infatti, ritiene giusto che i medici possano aiutare a morire senza sofferenza persone a cui la vita non ha riservato alternative ad una via dolorosa per andarsene. Guardando alla serie storica, possiamo vedere che tra il 2002 e il 2005 la percentuale oscilla intorno al 57%. Negli ultimi 10 anni, invece, la quota di favorevoli all’eutanasia è cresciuta e si è stabilizzata, non scendendo mai sotto la soglia del 62%. La solidità dell’orientamento fa pensare che questa sia ormai una presa di coscienza acquisita per i nordestini.
Guardando ai settori sociali, possiamo vedere come in nessun caso si scenda sotto la soglia della maggioranza assoluta. Dal punto di vista anagrafico, il sostegno alla "dolce morte" tende a crescere tra le classi d’età più giovani (15-34 anni, 72-73%), mentre si mantiene intorno alla media dell’area tra le persone di età centrale (35-44 anni, 67%). Le classi più adulte e anziane, poi, mostrano un accordo compreso tra il 62 e il 64%.
Considerando la pratica religiosa, invece, vediamo che l’accordo verso l’eutanasia tende a farsi particolarmente ampio tra quanti non vanno in Chiesa (83%) e si mantiene molto consistente (70%) tra chi la frequenta saltuariamente. I praticanti assidui, invece, tendono a dividersi equamente tra favorevoli (50%) e contrari (50%) alla possibilità di scegliere di morire senza sofferenza inutile.
Infine, consideriamo la politica. Gli elettori dei principali partiti si schierano a sostegno dell’eutanasia. Sia chi vota per il Partito Democratico (70%) che chi sceglie la Lega Nord (72%); sia chi preferisce Forza Italia (70%) che quanti guardano al Movimento 5 Stelle (75%): tutti ritengono corretto poter scegliere di morire senza dolore. Considerati nel loro complesso, anche i sostenitori dei partiti minori mostrano un largo sostegno alla “dolce morte” (69%). Una certa cautela emerge da chi si colloca nell’area dell’incertezza (57%).
 
Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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