I diamanti contesi: sanzioni a società e banche. Raggirati anche 15 veneti

Domenica 18 Novembre 2018 di Raffaella Vittadello
I diamanti contesi: sanzioni a società e banche. Raggirati anche 15 veneti
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Caso diamanti, il Tar del Lazio - dopo quello Veneto - ha confermato le multe per circa 12 milioni comminate l’anno scorso dall’Antitrust alle società Idb, Intermarket Diamond Business e Dpi (Diamond Private Investment) e alle banche Unicredit, Banco Bpm, Monte dei Paschi di Siena per pratiche commerciali scorrette. Con cinque sentenze il tribunale ha giudicato infondati e ha respinto tutti i ricorsi presentati da Idb, Dpi e dalle tre banche. Intesa San Paolo invece attende il giudizio di merito sulla sanzione da 3 milioni. Parallelamente prosegue l’indagine della Procura di Milano, che in questi mesi ha raccolto preziosi elementi sulla base delle testimonianze dei correntisti. E sono numerose le denunce querele nei confronti di istituti bancari soprattutto del Nord Italia che non rispondono alle  sollecitazioni dei clienti sui termini di rimborso di questi “investimenti al contrario”: sono migliaia in tutta Italia i risparmiatori che sono incappati nella vicenda, si stima che siano stati venduti diamanti per oltre un miliardo.

I RICORRENTI
L’avvocato Laura Cagnin di Treviso sta sostenendo un gruppo di un centinaio di persone riunite nell’Associazione vittime italiane diamanti, che sarebbero stati raggirate, in proporzioni diverse, per una cifra che supera i 2 milioni di euro nell’ambito degli investimenti ritenuti assolutamente sicuri. Quindici sono veneti, parecchi della provincia di Venezia.

«Stiamo assistendo a due tipi di atteggiamento diversi da parte delle banche - spiega il legale - Unicredit e Banca Intesa stanno rimborsando i clienti quantomeno del capitale, senza interessi, con un accordo transattivo. Monte dei Paschi di Siena sembrerebbe avere un programma di rientro, invece il Banco Popolare di Milano sta affrontando la questione “ad personam”, proponendo rimborsi del 20, 30, 50 per cento più le pietre. Di recente ho presentato una denuncia nei confronti della filiale del Lido di Venezia chiedendo, oltre al rimborso totale della somma investita, anche il rendimento previsto dai titoli di Stato per il periodo in questione oltre alle spese legali. Perchè la banca avrebbe approfittato del rapporto fiduciario costruito negli anni tra il dipendente e il cliente proponendo di investire dal 10 al 20 per cento dei risparmi per diversificare e ridurre i rischi. L’indagine è seguita dal pubblico ministero Maria Grazia Colacicco che sta indagando sulla vicenda e che sta valutando anche altre ipotesi di reato oltre alla truffa».

GLI ISTITUTI 
Le banche avrebbero venduto i diamanti un prezzo superiore del 30 per cento, spacciandoli per un bene rifugio, talvolta senza informare i clienti dei rischi reali e dell’impossibilità di rivenderli in tempi brevi. La dimensione reale del fenomeno è ancora lontana, perché spesso le persone truffate si vergognano di raccontare la propria esperienza, hanno una sorta di pudore nel parlare delle cifre investite, temendo il giudizio collettivo. Senza contare che l’investimento in diamanti era un sistema azzeccato anche per far sparire grosse somme di denaro dal conto corrente: a fronte di un bonifico non veniva rilasciata altra attestazione se non il certificato di garanzia dei diamanti. Una soluzione perfetta per esempio per nascondere “il nero”, perché con un investimento in titoli invece si sarebbe dovuta sempre giustificare la provenienza del denaro.
Ultimo aggiornamento: 12:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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