Truffa da 7,8 milioni, via al processo Gaiatto bis: 120 risparmiatori chiedono giustizia

Martedì 27 Dicembre 2022 di C.A.
Fabio Gaiatto in tribunale

PORDENONE - Lo hanno ribattezzato il “Gaiatto bis”. È il procedimento penale rimasto ai margini del processo madre sulla mega truffa della Venice Investment Group, costata al portogruarese Fabio Gaiatto 10 anni di reclusione, condanna che sta scontando nel carcere di Padova.

Gaiatto è stato citato a giudizio per truffa aggravata insieme ad altri tre imputati. Sono il portogruarese Massimo Minighin, 46 anni; il 50enne Massimo Osso di Palmanova e il 47enne Moreno Vallerin di Due Carrare. Per altre quattro posizioni - tutti collaboratori di Gaiatto che si occupavano di reclutare risparmiatori - la Procura di Pordenone procede separatamente. È un processo che dovrà essere celebrato in tempi stretti, perché il 30 aprile 2024 incombe la prescrizione. A meno che non venga riconosciuta la continuazione, in quel caso, come è successo nel recente procedimento per reati fiscali, a Gaiatto potrebbero essere inflitti zero giorni di pena, essendo già stato condannato al massimo della pena possibile.


LE ACCUSE
Il procuratore Raffaele Tito e il sostituto procuratore Monica Carraturo contestano un’ipotesi di truffa aggravata dal danno di rilevante gravità e dall’aver operato abusando della presunta posizione di rappresentare società italiane ed estere che esercitano servizi di natura finanziaria. Le parti offese sono 120 e, tra 2016 e maggio 2018, hanno versato nei conti della Venice qualcosa come 11,1 milioni di euro, soldi consegnati direttamente a Portogruaro, nell’abitazione di Gaiatto, a Nova Gorica, Capodistria e Fiume, dove si erano spostate le sedi della società. Secondo i calcoli dell’accusa, l’ingiusto profitto è stato pari a 7,8 milioni.


GLI IMPUTATI
Gaiatto e Minighin, a cui si contesta di avere realizzato e gestito il sito in cui figuravano i guadagni fasulli, sono chiamati a rispondere per tutti i 120 i truffati. I procacciatori di clienti, invece, limitatamente alle persone che hanno portato nel mondo di Venice con la promessa di investimenti remunerativi, pari anche al 10 per cento di interessi su base settimanale. Lo schema Ponzi individuato nel processo madre sarebbe stato replicato per questi ulteriori 120 risparmiatori convinti di aver investito sul mercato mobiliare e sul forex. I primi risparmiatori avrebbero incassato i presunti rendimenti senza rendersi conto che i soldi arrivavano dai versamenti fatti da altri clienti e non da reali guadagni. L’accusa sottolinea come Gaiatto fosse stato presentato al pari di un «professionista dell’investimento» che aveva firmato anche contratti di sponsorizzazione con un pilota professionista dei campionati GT e squadre di calcio. E come il suo sito internet di fatto utilizzasse programmi che facevano vedere soltanto i profitti e non le perdite. In centinaia ci sono cascati perdendo i propri risparmi. E in centinaia si sono costituiti parte civile nel precedente procedimento senza ricevere il tanto inseguito ristoro.


LE RASSICURAZIONI
Le querele “tardive” contro Gaiatto raccontano di situazioni comuni a tutte le altre denunce presentate: guadagni iniziali molto rassicuranti (in realtà solo il 2 per cento degli 11,1 milioni sarebbe stato investito sulla piattaforma per le operazioni di trading), poi, una volta chiesto il rimborso del capitale, la lunga trattativa per rientrare in possesso della somma investita. Dopo tante rassicurazioni, scuse sui bonifici che tardavano ad arrivare o l’inoltro di distinte mai effettuate, le vittime si sono decise a rivolgersi alla Guardia di finanza nella speranza di poter recuperare i propri risparmi. Una speranza che per ora resta tale.

Ultimo aggiornamento: 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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