Sanità in affanno, al pronto soccorso di Pordenone mancano 9 medici. Udine non sta meglio

I dati sono riportati sul piano aziendale votato dai sindaci. Ora servono tremila ore aggiuntive per garantire il servizio

Giovedì 18 Maggio 2023 di Loris Del Frate
Pronto Soccorso di Pordenone

Il piano attuativo dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale, votato da 12 sindaci, ma sul quale 15 si sono astentuti, non è certo il libro dei sogni.

Il direttore generale, Giuseppe Tonutti, infatti, non ha certo messo su carta ipotesi di grandi risultati da raggiungere nell’arco di un anno. Anche perchè il piano dell’Asfo, esattamente come quello dell’Asufc (udinese) deve fare i conti con due steccati non da poco: i soldi e soprattutto il personale. Come dire che se da un lato c’è pure la volontà (e magari anche alcuni investimenti) per tentare di ridurre i tempi delle attese, strutturare meglio i servizi sul territorio, far crescere gli interventi chirurgici e soprattutto mettere in sicurezza la medicina d’urgenza (pronto soccorso in prima fila), dall’altro la carenza di medici e infermieri blocca la strada.


PRONTO SOCCORSO
Il piano di Tonutti sul fronte della Medina d’urgenza spiega chiaramente come stanno le cose. «A fronte di persistenti criticità nell’ambito delle strutture di Pronto soccorso e Medicina di urgenza che presentano una significativa sofferenza delle dotazioni mediche si è reso necessario adottare misure interne riorganizzative volte all’ottimizzazione delle risorse umane. Ciò nonostante è prevista a breve un’ulteriore fuoriuscita di personale, in aggiunta alla carenza già esistente: si fa presente che nel Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza di Pordenone a fronte di un fabbisogno stimato di 24 medici, risultano in servizio 15. Le difficoltà di acquisizione e la diminuzione di personale comportano carichi di lavoro aggiuntivi da parte dei dirigenti medici per garantire un’adeguata risposta assistenziale e mantenimento della continuità assistenziale. Conseguentemente, sulla base della relazione prodotta è stato stimato un fabbisogno di circa 3.000 ore annue di prestazioni aggiuntive per garantire l’attività pagate 100 euro». Cifra da pagare in più 325 mila euro».


INFERMIERI
Qui le cose sul fronte dei buchi in organico vanno ancora peggio. «Per quanto riguarda il personale del comparto - si legge sempre sul piano - verrà richiesta l’autorizzazione regionale per l’acquisto di prestazioni aggiuntive per il personale infermieristico. La carenza, attestata anche dall’esito delle procedure concorsuali e soprattutto la necessità di garantire l’operatività dei servizi nel periodo estivo, rende necessario il ricorso. Il fabbisogno stimato risulta pari a circa 20.000 ore (avete letto bene, 20mila ore) a fronte di un costo complessivo quasi un milione di euro.


ALTRE SOFFERENZE
La riabilitazione dell’adulto e del bambino soffre di tempi d’attesa lunghi. Il potenziamento è già in corso ed è attuato tramite l’acquisizione di altri medici fisiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, fisioterapisti, logopedisti, terapisti della neuro e psicomotricità, terapisti della riabilitazione psichiatrica. Sarà inoltre necessario aumentare le ore di apertura degli ambulatori infermieristici per le malattie infiammatorie cronico intestinali. Si aggiunge la necessità di implementare gli esami per ridurre le liste d’attesa e la penetrazione dei servizi nel territorio. Come dire che l’anno in corso sarà decisamente dutro per la sanità.


SALUTE PUBBLICA
«La Conferenza dei sindaci - Spiega il Comitato di salute pubblica di Pordenone e del sanvitese - chiamata a dare un parere sul Piano Aziendale registra, per la prima volta, la forte prevalenza di astenuti sui favorevoli, soprattutto di chi rappresentava le zone di montagna e della bassa pordenonese. Nei loro interventi questi ultimi si sono fatti portavoce del malessere e dei tanti disagi raccontati dalle cittadinanza che constatano la mancanza non solo di interventi specialistici ma proprio di quelli di base, medici di famiglia - guardie mediche, medicina del territorio. Si è levata forte e chiara la critica alla Regione. Significativo che il Dg di Asfo si sia trovato “imbarazzato” alla richiesta di informazioni sull’andamento degli investimenti del Pnrr perché gestito direttamente dalla Regione. Perciò nel Pal aziendale oggi non si trova nulla dopo il grande sbandieramento dello scorso anno. Apprezzando gli interventi critici di Claut, Meduno, San Vito e Zoppola, ma anche le loro proposte d’iniziativa crediamo che ora sia il momento giusto per costruire un ampio e vasto fronte unitario di tutti, forze sociali e amministrazioni realizzando una grande mobilitazione popolare per chiedere alla politica, a cominciare dai consiglieri regionali appena eletti di “invertire la rotta” assegnando maggiori risorse al territorio».

Ultimo aggiornamento: 07:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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