Abusi sul ragazzino che ospitava: medico pedofilo condannato a 9 anni

Mercoledì 20 Marzo 2019 di Cristina Antonutti
Abusi sul ragazzino che ospitava: medico pedofilo condannato a 9 anni
Nove anni senza  attenuanti al medico accusato di  abusi sul ragazzino che gli era stato affidato per farlo studiare. La prescrizione ha annullato solo gli episodi di violenza sessuale aggravata avvenuti prima del 22 marzo 2007, quando la vittima era 13enne. Confermata la detenzione di materiale pedopornografico e la divulgazione su internet. Per le due ipotesi di prostituzione minorile è stato invece assolto perchè il fatto non sussiste: ricariche telefoniche e regali non erano legate alle prestazioni sessuali. Prevista anche l'interdizione legale durante l'esecuzione della pena. Rispetto alle conclusioni del pm Pietro Montrone, che aveva chiesto 8 anni di carcere, il Tribunale ha negato soltanto la concessione delle attenuanti generiche.

È stato un processo doloroso e tormentato, fondato sugli elementi raccolti dai carabinieri del Norm di Pordenone. Abbandonato dalla madre, il ragazzo aveva trovato nel medico, incontrato sui campi di calcio giovanili, non solo un punto di riferimento ma il padre che non aveva mai avuto. Secondo l'accusa, il processo ha provato modalità e tempistiche delle violenze. «La vittima è credibile - ha ricordato Montrone - La sua denuncia non è stata mossa da intenti estorsivi». Le testimonianze raccolte in aula, le conversazioni trovate nell'iPhone del medico quando entrava nelle chat dei pedofili, oltre alla registrazione di una conversazione tra vittima e imputato («Mi hai rovinato la vita...», «Ho sbagliato, mi farò curare...») sarebbero la conferma che il giovane non si era precostituito una querela falsa. Il dibattimento ha portato il pm a correggere il capo di imputazione. «Non più abusi sessuali, ma violenza sessuale aggravata», ha detto Montrone insistendo sull'«insidiosità degli atti sessuali commessi quando il ragazzino stava per addormentarsi o era già addormentato».
«Purtroppo il ragazzo ha detto la verità - ha aggiunto la parte civile - Aveva carnefice e benefattore nella stessa persona». Quelle di Dell'Agnolo sono state parole forti. «Questo è un processo per pedofilia, non per omosessualità - ha detto - E se ci sono ancora dubbi sull'età della vittima, prendete le foto che gli sono state scattate e vedrete che è un bambino di 11 anni. Il conto che ha pagato è altissimo e inaccettabile». Quel bambino adesso è un uomo che sta cercando di riprendere in mano la sua vita. Finito sotto accusa per aver accoltellato, il 13 novembre 2017, lo stesso medico che l'estate precedente aveva denunciato, a gennaio è stato dichiarato non imputabile per la totale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. È stato accolto in una comunità di Cordenons.
Per l'imputato, presente a ogni udienza, si è battuto l'avvocato Giuseppe Bavaresco. La difesa ha definito le accuse «infondate, come infondata è la modifica del capo di imputazione sotto il profilo della violenza». Bavaresco aveva invitato i giudici a rivedersi date e testimonianze relative al periodo in cui la vittima era stata ospitata nella casa del medico. «La vittima - ha insistito - ha detto falsità e cose inverosimili. Non c'è alcuna prova delle sue accuse». Tra 80 giorni potrà esaminare le motivazioni della sentenza e cominciare a predisporre l'appello. «Siamo sorpresi per questa condanna eccessiva», ha commentato una volta ascoltato il dispositivo della sentenza. «Non si può mai essere felici per una condanna - ha osservato la parte civile - ma in questo caso giustizia è stata fatta».
 
Ultimo aggiornamento: 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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