Scongiurata la chiusura Continua l'agonia Lavinox

Sabato 23 Marzo 2019 di Davide Lisetto
Scongiurata la chiusura Continua l'agonia Lavinox

PORDENONE Lunedì mattina i portoni della fabbrica si potranno riaprire. E i lavoratori sperano che possa arrivare il materiale in modo da poter produrre. I circa 150 addetti della Lavinox (sia i 116 che sono ancora dipendenti, sia gli altri che hanno scelto la mobilità volontaria ma attendono le rate) hanno tirato l'ennesimo sospiro di sollievo. La drammatica situazione in cui l'azienda era finita nell'ultima settimana si è sbloccata. Il non facile negoziato tra i vertici societari e l'Agenzia per le riscossioni (il braccio esecutivo dell'Agenzia delle Entrate) ha portato nella mattinata di ieri allo sblocco dei conti correnti bancari aziendali. Molto probabilmente il Fisco ha accettato una rateizzazione del debito che - nei giorni scorsi - aveva portato l'Agenzia allo stop dei conti. Con lo sblocco l'azienda potrà andare avanti. Oltre all'acquisto di materie prime e al pagamento dei fornitori nelle prossime ore saranno anche sbloccate le rate arretrate - si tratta dei mesi di febbraio e marzo - che gli ex dipendenti avanzano rispetto all'indennità di mobilità. La speranza è che la prossima settimana possano essere anche pagati gli stipendi degli operai. Emergenza superata, dunque. E rischio di stop produttivo alle spalle anche per stavolta.
SITUAZIONE COMPLICATANei momenti più drammatici degli ultimi tre difficilissimi giorni - tra sciopero, incontri nella sede di Unindustria e le trattative tra azienda e Agenzia delle Entrate - più di qualcuno aveva anche paventato il possibile rischio di chiusura della fabbrica. Che senza le risorse finanziarie avrebbe dovuto interrompere la produzione, già di fatto ferma dai giorni precedenti l'iniziativa di protesta sindacale dei lavoratori. Scongiurata la chiusura, attraverso lo sblocco dei conti, resta però aperto il nodo legato al futuro dello stabilimento. «È come - ha spiegato il sindacato dei metalmeccanici nella serata di ieri usando una metafora - se nel serbatoio di un'auto in riserva siano stati messi dieci euro di benzina. L'auto può riprendere a camminare, ma per quanto ancora?». E non è l'unico interrogativo che resta aperto. Quello che forse più contribuisce a turbare il sonno dei circa 150 dipendenti dell'azienda del Gruppo Sassoli è legato all'assenza della proprietà. «Non si capisce in questa situazione drammatica - spiegavano ancora i sindacalisti che hanno seguito ora dopo ora l'ultima vicenda - perché la famiglia Sassoli non batta un colpo. Sarebbe opportuno fare chiarezza, in mancanza di investimenti non si va lontano». Come dire: perché non provare a cercare un possibile acquirente anziché proseguire nell'agonia?
Davide Lisetto 

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