La preside vieta il presepe a scuola. ​Studenti e insegnanti lo impongono

Domenica 16 Dicembre 2018 di Federica Cappellato
La preside vieta il presepe a scuola. Studenti e insegnanti lo impongono
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PADOVA - Un piccolo, grazioso presepe di cartone, una manciata di statuine modellate con forbici e colla dagli studenti. Da questo nasce un braccio di ferro tra la preside che quella Natività la vuole eliminare da scuola, perché inappropriata, e i docenti che invece la reclamano a gran voce: alla fine vincono riportandola al suo posto.
Succede all'istituto tecnico industriale Severi di Padova dove la riproduzione della piccola comunità che gioisce per la venuta alla luce del Redentore - Maria e Giuseppe, il bue e l'asinello, la grotta e la cometa, nove pecorelle  bianche e nere, un pastore, due palme e i tre Re Magi adoranti - son finiti nell'occhio del ciclone. Inseriti di forza nella discussione di un Collegio dei docenti dove la dirigente Nadia Vidale quel presepietto, grande quanto il 
cassetto di un comodino, l'ha portato al centro dell'attenzione, pure fisicamente: condotto all'interno dell'aula e reso oggetto di riflessione congiunta.
MUROPerché, a detta sua, la scuola è laica e tale deve rimanere, senza se e senza ma, cioè senza lasciare spazio a segnali cristiani. Contro di lei si è alzato il muro degli insegnanti, che in una mezz'ora di discussione han fatto presente che la natività è una presenza gradita, che non ha mai fatto male a nessuno. Pure un insegnante dichiaratamente ateo si è schieriato e favore. La bagarre è iniziata mercoledì scorso quando i bidelli hanno tirato fuori dal ripostiglio il solito scatolone contenente ghirlande e nastrini, palloncini colorati e quel presepietto, realizzato anni fa dai ragazzi e finora sempre esposto senza il benché minimo mugugno.
POLEMICALa dirigente, raccontano gli insegnanti, transitando per l'atrio dell'istituto questa volta s'è stizzita e ha preso sotto braccio il micro-presepe già confezionato e adagiato su un tavolino, e se l'e portato via. Ne è scaturita una polemica strisciante. Al termine della querelle ha però trionfato il partito del sì. Così la minuscola natività è tornata ad avere diritto di cittadinanza. Accanto all'albero di Natale, pure quello a rischio di espulsione: poteva finire impallinato perchè non gradito dalle alte sfere, invece è stato trattenuto dal corpo docente. E infiocchettato con l'ordinanza di palline, rose dorate e lucine, s'è guadagnato spazio e terreno. La coppia - presepe e albero addobbato - dà ora bella mostra di sè all'entrata dell'istituto. «Ma che fatica! - sbotta un insegnante - Il presepe è stato inserito nella discussione di un Collegio docenti, anche se l'argomento ovviamente non era all'ordine del giorno. Un gruppo di professori ha portato avanti le sue ragioni, contro quelle della dirigente che più volte ha fatto presente la laicità del mondo dell'istruzione, e per questo a suo dire segnali natalizi non sono i benvenuti. Al termine dell'assemblea, presepe e albero sono stati rimessi al loro posto. Anche un collega esplicitamente agnostico si è detto favorevole a lasciare quelle che sono espressioni della nostra storia, e della nostra cultura».
RIVOLTAApplausi simbolici da parte di un capannello di studenti diciassettenni, o giù di lì: «Lasciateci il presepe, segno d'amore e di festa, non appiattite la tradizione facendo scomparire una parte di quello che il nostro Paese è, piaccia o no». Non è la prima volta che il Severi finisce sui giornali: tre mesi fa la dirigente aveva dichiarato guerra alla carta. Dopo aver notato che nelle prime settimane di lezione gli insegnanti avevano utilizzato troppi fogli per stendere i testi di compiti, circolari, moduli, permessi, verbali, verifiche e esercitazioni varie, in un'ottica di totale risparmio decise di sospendere le forniture delle risme.
Lo scorso anno Vidale divenne invece nota per aver stabilito la regola dei colloqui tra professori e genitori a cronometro: non più di tre minuti. Stavolta per ristabilire la pace, qualcuno aveva proposto di accompagnare il presepe con una scritta: «È un segnale d'accoglienza». Ma poi si è imposta la tradizione, su tutta la linea: lieto fine per la Famiglia per antonomasia, senza ulteriori, ridondanti specifiche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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