Il centrosinistra si spacca, Fiore
contro Rossi: «Sono poltronisti»

Mercoledì 5 Marzo 2014 di Mauro Giacon
Il confronto tra Zan, Rossi e Fiore
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PADOVA - Non era mai accaduto che il risultato delle Primarie fosse messo in discussione fino a renderle inutili, perché ora i candidati del centrosinistra sono due.

Ma lo strappo consumato l’altra sera nella sede del Pd in via Beato Pellegrino fra i democratici e "Padova 2020", il movimento ambientalista che ha portato al secondo posto Francesco Fiore nelle primarie di coalizione, potrebbe avere conseguenze inimmaginabili, a partire da un "riposizionamento" generale delle forze in campo che partecipano a questa tornata elettorale.

È successo quello che tutti paventavano. Il documento programmatico che avevamo anticipato ieri, proposto in una riunione a cui hanno partecipato il coordinatore della campagna elettorale di Rossi, Piero Ruzzante, i due segretari: cittadino, Antonio Bressa e provinciale, Massimo Bettin e nella fase finale anche Ivo Rossi, non è piaciuto alla delegazione di Padova 2020: Francesco Fiore, Nicola Rampazzo e Fabio Salviato. «I ricatti sono finiti» ha detto Bettin ad un certo punto. Rossi si è scaldato e gli altri hanno infilato la porta, scandendo la fine di un’intesa che era sembrata difficile fin dall’inizio. Vero è che il Pd aveva ceduto su alcuni punti. Un esempio: far tendere a zero il project-financing sull’ospedale, o diminuire il cemento; ma di certo non era accettabile per i democratici modificare il percorso del tram per salvaguardare una pista ciclabile, perdendo 70 milioni di euro di finanziamento come chiedevano da 2020.

Ora stabilire "chi ha tradito chi" è arduo. Ma ieri mattina Bettin e Bressa non avevano dubbi. «Di fronte alla nostra volontà di convergenza hanno abbandonato il tavolo, rifiutandosi così di riconoscere l’esito delle Primarie. È il tradimento del patto di coalizione. Non si è mai visto che chi perde non sostenga il vincitore. Con Sel abbiamo lavorato su una integrazione costruttiva, ma non accettiamo ricatti che tradiscono, prima di noi, 7mila elettori. La discussione sul programma è stata solo un pretesto a fronte del mercanteggiamento di posti su un doppio tavolo». Qui bisogna aprire una parentesi. Si parla, senza virgolettati, del vicesindaco, confermato da Fiore, più un altro posto in Giunta o in un ente come la Finanziaria di Aps, per Salviato. Finale: «Non si usano le primarie come un autobus. E in ogni caso chi è sceso dalla porta non può rientrare dalla finestra. La richiesta del Pd a Rossi è di non imbarcare Fiore al ballottaggio».

Sulla vicenda interviene anche Rossi: «Tutti i contendenti si sono impegnati a rispettare l’esito delle primarie e a non candidarsi contro il vincitore. Questo è quanto è stato stabilito ed è quanto avrei fatto io se fosse stato diverso l’esito delle primarie. Sono profondamente rammaricato per quanto accaduto, perché non ha precedenti. Penso che chi si candida a guidare la città debba avere un primo requisito che è quello del rispetto del principio di legalità, perché dobbiamo essere i primi a essere rispettosi delle norme, qualunque esse siano. Dobbiamo essere soprattutto leali».

«A essere calpestato è il più grande partito che c’è in questo Paese, il Partito democratico e le settemila persone che in buona fede sono andate ad esprimere una propria opinione. Queste cose vanno rispettate, se manca questo elemento nessuna comunità può funzionare".

Da parte Pd sui social un florilegio di commenti, da Micalizzi a Paolo Cavazzana fino a Zampieri: "Saia e Bitonci brindano alle primarie tradite da Fiore". Mentre Zanonato vola alto e twitta: "Mantenere la parola data è un principio universale che troviamo in tutte le società e in tutte le culture. Alberoni".
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