Padova. Recinzione attorno a piazza Salvemini, gli architetti: «Una prigione, si replica il modello di comunità asserragliata»

L'Ordine fa notare come il progetto del Comune potrebbe avere conseguenze negative

Giovedì 18 Aprile 2024 di Alberto Rodighiero
Piazza Salvemini

PADOVA - «Con la chiusura di piazza Salvemini si rischia di introdurre anche a Padova il modello di gated community». A puntare il dito contro il progetto messo in campo dal Comune la settimana scorsa (è prevista la chiusura notturna della piazza attraverso dei cancelli) è l'Ordine degli architetti.

Recinti attorno a piazza Salvemini, il rischio della «gated community»

Le gated community o comunità recintate sono dei complessi residenziali cinti da mura e reticolati, sorvegliati all'ingresso e pensati per limitare gli accessi. Nati negli Stati Uniti e arrivati in Europa negli anni Ottanta, sono presenti anche in Italia e sono diffusi in alcuni Paesi sudamericani dove alto è il tasso di criminalità. Un modello di "Comunità asserragliata" che ora rischia di fare il suo esordio anche a Padova. A temerlo sono gli architetti. «La nostra non vuole in nessun modo essere una polemica sterile nei confronti dell'amministrazione comunale a cui, però, ci rivolgiamo perché è la promotrice dell'intervento - ha spiegato ieri il presidente dell'Ordine degli architetti, Roberto Righetto - Com'è noto, il nostro Ordine ha in affitto la propria sede in piazza Salvemini e qui è presente anche la nostra sala convegni, detta sala Zairo. Abbiamo riscontrato che ieri sono state posizionate delle recinzioni con rete metallica da cantiere lungo i portici del lato sud ovest, a seguito dell'approvazione della convenzione approvata in Giunta - ha aggiunto - Sebbene comprendiamo l'esigenza di garantire la sicurezza degli utenti del Triblock, esprimiamo tutta la nostra perplessità circa le modalità con le quali ciò sta avvenendo e la qualità dell'intervento».

L'Ordine degli architetti: privatizzazione dello spazio pubblico

«Da un lato c'è una questione di principio per cui si va con questa decisione verso una privatizzazione dello spazio pubblico, verso la costituzione di quelle gated community quale risposta ai problemi sociali delle città, già molto presenti in molti paesi in via di sviluppo, nei confronti delle quali esprimiamo la nostra preoccupazione - ha aggiunto - Comprendiamo chiaramente quelle che sono le dinamiche legate al degrado dell'area che hanno generato questo tipo di risposta. Ciò nonostante sappiamo come la provvisorietà di questa risposta, con la messa in campo di una recinzione metallica, abbia un tempo lungo nella nostra società: nulla è più definitivo del provvisorio». Se non è in discussione la liceità dell'intervento, lo è dal punto di vista della qualità. «Inoltre il tipo di intervento che si prospetta presenta delle criticità che vanno a sommarsi a quelle già esposte - ha detto ancora Righetto - siamo infatti di fronte a una qualità architettonica dell'intervento discutibilissima realizzata con reti da cantiere che neppure nelle peggiori prigioni vengono utilizzate, che va a peggiorare la qualità dello spazio esistente già compromesso: una modulazione dei cancelli troppo serrata, con piccoli accessi tutti da verificare dal punto di vista della sicurezza delle vie d'esodo.

Tra le altre cose, all'interno del plesso sono presenti gli uffici dell'Ordine degli ingegneri, dello Iov, istituti bancari e studi legali».

Come una prigione

«A fronte di tutto questo - ha concluso - chiediamo di venir coinvolti nelle scelte della soluzione di chiusura provvisoria di questi spazi, non potendola purtroppo per il momento evitare. Chiediamo poi che le aperture di queste recinzioni siano di maggior ampiezza e in numero superiore e che rimangano aperte durante il giorno, evitando di creare quel senso di chiusura e di barricata, come se stessimo entrando in una prigione. Vorremmo inoltre comprendere come verrà a interagire con il progetto di riqualificazione del PP1. Organizziamo un laboratorio di progettazione partecipata che coinvolga i nostri iscritti e gli utenti del complesso». 

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