Colpi di pistola a casa Gervasutti, la pista dell'errore di persona

Mercoledì 18 Luglio 2018 di Lino Lava
Ario Gervasutti e i fori dei proiettili nella stanza dei suoi figli
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PADOVA - Chi cercava il malvivente che domenica notte ha esploso 5 colpi di pistola contro l'abitazione del caporedattore del Gazzettino Ario Gervasutti? Con il passare delle ore, accanto all'ipotesi di un gesto legato alla sua attività giornalistica, prende corpo negli inquirenti l'ipotesi che l'autore del terribile avvertimento possa aver sbagliato abitazione. Il buio della notte e il maltempo potrebbero aver confuso il pistolero. 
 

 


Ieri mattina c'è stato un vertice fra inquirenti che ora stanno controllando tutta la zona di Chiesanuova  per scoprire se da quelle parti era tenuto nascosto un pentito. Insomma, qualcuno che la criminalità organizzata potrebbe aver voluto minacciare. Non siamo di fronte a un avvertimento qualsiasi: nella tragica e cruda scala di gravità di questo tipo di fenomeni, una simile raffica di colpi sparati all'interno di un'abitazione con la concreta possibilità di colpire qualcuno si trova un solo gradino sotto all'agguato personale, alla resa dei conti.

Era l'1,45 della notte tra domenica e lunedì quando sono stati esplosi cinque colpi di pistola contro la facciata dell'abitazione del giornalista, nella zona residenziale di Chiesanuova, a due passi dal centro della città. Gli spari hanno svegliato molti abitanti della via. Ma nessuno è sceso in strada, dal momento che chi si è affacciato l'ha vista deserta. Nessuno ha udito altri rumori. Il sicario si è dileguato a piedi, coperto dal buio e dal maltempo.
Tre dei proiettili sono entrati nella camera dove dormiva il figlio ventenne del giornalista. Uno si è conficcato sulla parete a un metro e mezzo dal letto nel quale stava dormendo uno dei figli del giornalista, un altro ha colpito il soffitto ed è rimbalzato centrando la lampada, il terzo è entrato nell'armadio e ha bucato dei vestiti. Fortunatamente il ragazzo, studente universitario,  dormiva; se fosse stato alzato avrebbe corso il rischio di rimanere colpito. Altri due colpi sono rimasti all'esterno. Uno si è conficcato sopra la finestra, l'altro ha scheggiato il bordo di marmo della balaustra. Adesso gli investigatori stanno analizzando tutti i rilievi dei colleghi della Scientifica, che per tutta la notte sono rimasti nell'abitazione di Gervasutti.

Che si sia trattato di un avvertimento, lo conferma anche il fatto che il sicario ha usato un'arma non di grosso calibro. E i colpi sono stati esplosi a raffica, in direzione dell'unica finestra che dà sulla strada. I tecnici della Scientifica hanno compiuto rilievi anche all'esterno dell'abitazione alla ricerca delle tracce del sicario. Presumibilmente, l'attentatore aveva un complice che l'attendeva al volante di un'auto sulla strada principale distante una trentina di metri, o su un'altra laterale in direzione opposta verso l'interno del quartiere residenziale.

Se, come per certi versi è augurabile, si è trattato di un bersaglio sbagliato, resta la gravità inaudita dell'attentato. Soprattutto per le modalità inedite in Veneto.
E questo rende l'attenzione degli investigatori particolarmente elevata. A prescindere dal ruolo del bersaglio, sia esso il giornalista o qualsiasi altro cittadino, il fatto che siano in circolazione malviventi che sparano dentro le case sconcerta e allarma. Si tratta di un'azione di stampo mafioso contro la quale l'attenzione e il contrasto degli investigatori è massimo.

Ultimo aggiornamento: 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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