Victoria, la badante in fuga, mandato di cattura in tutta Europa

Sabato 9 Febbraio 2019 di Olivia Bonetti
Victoria, la badante in fuga, mandato di cattura in tutta Europa
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Cercata ovunque per un anno, con un mandato di arresto europeo che pende sulla sua testa, ma la badante romena Liliana Victoria Sandu, 55 anni nata a Barlad (nel distretto di Vaslui) sembra essersi volatilizzata nel nulla. In Romania deve scontare 7 anni di carcere. A Belluno dove affrontare il processo per evasione. Ma non si trova.
Ieri era approdato, nuovamente, di fronte al giudice Luca Berletti con il pm Gianluca Tricoli, in Tribunale a Belluno. Ma per la seconda volta l'udienza si è chiusa con un rinvio di un anno, per l'irreperibilità dell'imputata. La questione era stata sollevata l'anno scorso alla prima udienza dalla difesa, con l'avvocato Sandro De Vecchi. Come prevede la legge (che ha cancellato il cosiddetto processo in contumacia in caso d'irreperibilità) se non si ha certezza che l'imputato sia a conoscenza del giudizio il procedimento va sospeso.
Liliana Victoria Sandu era evasa dai domiciliari che stava scontando nella casa del Cadore dove abitava e dove faceva la badante. Ma già allora era una fuggiasca e venne smascherata proprio da un controllo nel Bellunese. Si scoprì che era destinataria di un ordine di arresto comunitario emesso dalla Romania. Come si legge alla banca dati dell'Interpol, alla sezione Most Wanted, era stata arrestata in patria nel 2012. Era accusata di una maxi-frode e era stata condannata in primo grado a 7 anni. Avrebbe preso prestiti da diverse banche in Barlad con certificati falsi. Era accusata anche di contraffazione e incitamento alla frode, perché avrebbe convinto altre persone a darle i soldi, con la promessa di grosse percentuali.
Ma non scontò mai quella condanna in patria. Si rese latitante e si rifugiò in Cadore. Tra fine 2013 e inizio 2014 venne arrestata proprio qui, dando esecuzione a quell'ordine internazionale. La Corte d'Appello venne chiamata a decidere sull'estradizione della Sandu in Romania: la richiesta venne accolta. La donna fece ricorso in Cassazione contro quella decisione.
Nel corso di questo lungo iter giudiziario però dal carcere era finita ai domiciliari in Cadore, ma qualche giorno prima dell'udienza in Cassazione fuggì facendo perdere le sue tracce.

A ridosso di quella evasione ci fu anche una telefonata con un amico carabiniere bellunese. Un fatto che potrebbe emergere nel processo se mai si farà.

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