Khashoggi, spuntano le prove: i 4 sospetti legati al rivale Salman

Mercoledì 17 Ottobre 2018 di Anna Guaita
Khashoggi, spuntano le prove: i 4 sospetti legati al rivale Salman

Una scena surreale. Il principe Mohammad Bin Salman saluta il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, giunto a Riad per trovare una soluzione al tragico scandalo dell'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi. Dati i momenti gravissimi in cui questo incontro avviene, ci si aspettavano colloqui a porte chiuse. E invece tutte le telecamere hanno avuto il permesso di girare la scena, con il principe che sorride contento, e si lancia a ricordare quanto antica e profonda sia l'alleanza fra Arabia Saudita e Stati uniti. «Non è vero?» chiede a Pompeo, che non può che confermare, anche se con un sorriso tirato.

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Tutti leggono questo scambio come gli Usa che sdoganano il principe. In realtà non è così semplice: è vero che da qualche ora Donald Trump si è proposto come aiuto nelle pubbliche relazioni del regno e ha lanciato l'ipotesi che a uccidere il giornalista nel consolato saudita di Istanbul siano state delle schegge impazzite dei servizi sauditi, ma è anche vero che a Washington lo stesso suo partito non la beve anche perchè il New York Times scrive che la polizia turca avrebbe identificato quattro uomini entrati nel consolato e tutti riconducibili Mohammad Bin Salman.
 



LO SCETTICISMO
È la prima volta che i senatori repubblicani appaiono davanti alle tv a esprimere profondo scetticismo sulle ipotesi presentate da Riad e da Trump. Che siano state schegge impazzite, o un interrogatorio finito male, il principe è in disgrazia. Il senatore Lindsay Graham, che recentemente è diventato un grande sostenitore di Trump, e pare abbia speranza di succedere a Pompeo alla guida della politica estera, è comparso nel canale Fox, quello che il presidente guarda con religiosa regolarità, e ha affermato con durezza: «Il principe è contaminato, e sta contaminando il Paese. Deve andarsene. Altrimenti approveremo sanzioni che sprofonderanno l'Arabia Saudita all'inferno».

Posizione sostenuta anche dal senatore Marco Rubio: «Se lo hanno ucciso per sbaglio, dov'è il suo corpo? Perché non hanno informato la famiglia? Perché hanno tenuto il segreto così a lungo. No, questa non è una spiegazione accettabile». Per una volta, Trump è solo a difendere una posizione che rischia di contaminare anche lui. L'importanza dell'Arabia Saudita d'altro canto è per Trump maggiore che per gli altri presidenti Usa del passato, perché per lui i sauditi sono essenziali contro l'Iran.
Le sanzioni sul petrolio di Teheran, che scattano il 4 novembre, non possono aver successo senza il sostegno dell'Arabia Saudita e del suo petrolio sul mercato mondiale. Ma il tentativo di Trump di quadrare il cerchio, di cercare una risposta alla morte di Khashoggi che permetta al suo amico e alleato principe Mohammad bin Salman di restare al potere non ha finora funzionato. Il resto del mondo si sta tenendo alla larga, e le defezioni dalla conferenza economica della settimana prossima, fiore all'occhiello dei tentativi di MbS di modernizzare il suo Paese, sono oramai un fiume.

INCONTRO CON ERDOGAN
Il segretario di Stato comunque ha parlato sia con il principe che con il re padre. Non si sa se gli abbia chiesto come qualcuno ha ipotizzato di passare la corona a un altro dei suoi figli ma si sa che ieri sera Pompeo è andato all'Ankara, per discutere con il presidente Recep Tayyip Erdogan dei risultati dell'inchiesta turca dentro il consolato e la residenza del console saudita.
La Turchia ha messo bene in chiaro di essere al timone di comando in questa inchiesta, e di volerla condurre fino in fondo, come ha detto Erdogan stesso. Voci bene informate sostengono che la squadra della scientifica turca ha trovato prove incontrovertibili di un'uccisione cruenta. A questo punto, Erdogan potrebbe anche chiedere di interrogare i diplomatici sauditi. E l'Onu si è schierata con lui, proponendo che per questo caso eccezionale gli interessati rinuncino all'immunità diplomatica.
 

Ultimo aggiornamento: 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA