L'economia italiana «continua a regredire», dice Jean Claude Juncker. La crescita sarà sotto zero, insiste Angel Gurrìa. Il presidente della commissione Ue e il segretario dell'Ocse portano a Palazzo Chigi e al Quirinale le loro «preoccupazioni» per lo stato dell'economia italiana. Juncker auspica «sforzi supplementari» per «mantenere in vita» la crescita. E attacca i ministri italiani: sono «bugiardi». Il rallentamento era «previsto» e il governo ha già preso le contromisure, assicura il premier Giuseppe Conte. «Siamo convintissimi delle nostre scelte», afferma Matteo Salvini.
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Certains ministres italiens sont des menteurs quand ils ne dévoilent pas les sommes allouées à l'Italie par l'UE, dit @JunckerEU président de la @EU_commission dans notre #EuranetPlusSummit2019
— Euranet Plus (@EuranetPlus) 2 aprile 2019
Ma il clima nel governo è assai teso, a una settimana dall'atteso varo del Def che dovrebbe certificare una crescita in netto calo rispetto all'1% previsto. Il Pil tendenziale sarà allo 0,1% ma sul dato programmatico, che sarà stimato più alto di qualche decimale per effetto del decreto crescita, già si litiga, in particolare tra M5s e il ministro Tria. In una dinamica che il Quirinale segue con qualche preoccupazione. Viene vissuto dai parlamentari di maggioranza quasi come un assedio, quello degli istituti internazionali. Gurrìa, dopo aver incontrato Conte, dice di non essere riuscito a far cambiare idea al premier: per l'Ocse la crescita italiana sarà sotto lo zero, per l'Italia più alta. Juncker è ben più duro e, se concede una sponda sul supplemento di riflessione chiesto da Roma sulla Tav, sulla necessità di agire per evitare la stagnazione (o peggio) è ben più netto.
Lo dice a Conte e anche in conferenza stampa. Poi in un'intervista radiofonica si spinge oltre: «Alcuni ministri italiani sono bugiardi quando non rivelano i fondi europei dati all'Italia», attacca il presidente uscente, cui i gialloverdi non hanno risparmiato affondi. Conte però tiene il punto: la frenata, dice, era «prevista» in relazione al «rallentamento globale». E aggiunge che sui conti pubblici «l'impalcatura non cambia». Dice bene il premier, secondo Salvini, in veste moderata. In settimana, forse giovedì, «confidiamo di approvare» - spiega Conte - il decreto crescita, in cui dovrebbero finire le norme per i risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie. Se si sommano quelle misure allo sblocca cantieri (ma il testo non è chiuso: M5s e Lega ancora litigano), ai 15 miliardi di investimenti previsti, alle deleghe sulla semplificazione e agli effetti previsti da quota 100 e reddito di cittadinanza, la crescita sarà superiore a quella stimata dagli osservatori, assicura il premier, che in mattinata riunisce Tria, Moavero, Fraccaro e Giorgetti sull'export.
Ma il percorso che porterà, attraverso il decreto crescita, al varo del Def, è tutt'altro che lineare.