Copiare la sanità (a pagamento) degli Stati Uniti? Ecco perché, numeri alla mano, non conviene

Martedì 30 Aprile 2024

Caro direttore,
sappiamo tutti, in che situazione disastrosa versa la sanità pubblica. Senza entrare in particolari vediamo tutti come sempre più spesso il privato sopperisca alle mancanze pubbliche, peccato che bisogna pagarlo. A questo punto io direi che bisogna smettere di versare i contributi sanitari e lasciare il cittadino libero di scegliere il sistema a cui affidare la propria salute. Potrà sembrare un discorso discriminatorio e classista ma non lo è.
Con meno soldi la sanità pubblica, il cui ruolo è in costituzione, riuscirà però ad assistere una platea molto minore, i meno abbienti, almeno lo farà non peggio di adesso, e chi potrà farlo si servirà dei privati. Un po' come negli Usa, ma non deve sorprendere più di tanto, noi italiani ed europei in tantissime cose abbiamo seguito gli americani, solo con 20/30 anni di ritardo. È giunto il momento secondo me, secondo lei direttore?

Bruno S.


Caro lettore,
in altri campi è probabile che abbiamo molto da imparare dagli Stati Uniti.

Escludo però che tra questi ci sia la sanità. Pur con tutte le sue imperfezioni, il modello universalistico italiano, che garantisce cioè l'assistenza a tutti, si è rivelato assai più efficace di quello misto privatistico-pubblico adottato dagli Stati Uniti. Non è solo un problema etico-politico, non si tratta cioè di essere d'accordo o meno sul fatto che sia giusto che chi sta male debba essere curato indipendentemente dal suo livello di reddito, ma di risultati e di numeri. Naturalmente misurare l'efficienza di un sistema sanitario non è mai facile. Ma alcuni indicatori ci possono aiutare. La presenza di una buona o mediocre sanità è testimoniata ad esempio dalle aspettative di vita dei cittadini. Ebbene negli Stati Uniti è pari a 76 anni, in Italia 83. Sette anni di meno. Ciononostante la spesa sanitaria negli Usa è assai superiore a quella italiana, oltre il doppio in rapporto al Pil. Ma questo non è determinato da una più diffusa e migliore assistenza, bensì soprattutto da costi amministrativi enormi e da una spesa farmaceutica spaventosa anche a causa del fatto che negli Stati Uniti non esiste alcun controllo "sociale" sui costi dei prodotti farmaceutici come accade invece nella maggior parte dei paesi europei. Vige il libero mercato, anche per i cosidetti medicinali salvavita. In buona sostanza gli Usa spendono molto di più per curare i loro cittadini che però vivono meno (e ritengono di poter vivere meno) di quelli europei. Quanto poi alle assicurazioni, è molto più facile parlarne che pagarle. Cosa costa infatti una polizza sanitaria negli Usa? Stabilire una media è difficile tant'è sono le variabili determinate da età, luogo di residenza, patologie, nucleo familiare etc, fascia richiesta (ne esistono quattro: bronzo, argento, oro e platino). Possiamo però ipotizzare che una polizza media base costi dai 200 ai 1000 euro al mese a persona che cresce con l'avanzare degli anni. Ma con questi soldi non si coprono tutte le spese mediche né tantomeno gli interventi ospedalieri, ma in media dal 40 al 70 per cento del loro costo. Il resto è a carico del cittadino e, fatto salvo per alcune ridotte categorie di indigenti o fragili, non esistono graduatorie o liste d'attesa: chi più paga, prima arriva. Secondo lei un sistema di questo tipo sarebbe preferibile al nostro? Forse è meglio se ci attrezziamo a migliorare la nostra sanità piuttosto che metterci a copiare (malamente) quella degli altri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci