Pensioni d'oro, sbagliato alimentare l'invidia sociale Chi ha rispettato le regole non è un cittadino da punire

Giovedì 19 Luglio 2018
Pensioni d'oro, sbagliato alimentare l'invidia sociale Chi ha rispettato le regole non è un cittadino da punire
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Caro Direttore,
ci sono parole che pesano più delle pietre. Mi riferisco ai virgolettati riportati dai media, secondo cui per il Vice Premier Luigi Di Maio i cittadini italiani che percepiscono un netto pensionistico di almeno 4mila mensili euro sarebbero dei parassiti sociali. La colpa di questi parassiti è semplicemente quella di aver pagato regolarmente fino all'ultima lira, e con trattenuta mensile alla fonte, contributi sociali e imposte secondo le norme tempo al tempo vigenti. L'accusa, in ogni caso inaccettabile in bocca ad un ministro, è debole anche alla luce di alcuni interventi normativi che si sono succeduti nei decenni. Tanto per citarne solo alcuni: il D.Lgs. n. 564/1996 (noto come decreto Treu) stabiliche le pensioni dei sindacalisti in distacco potessero essere calcolate sulla base dello stipendio anche solo dell'ultimo mese (non dei migliori 5 anni degli ultimi 10); durante i mandati parlamentari gli istituti previdenziali di riferimento (Inps, Inpdai, Inpgi, Inpdap ecc.) per decenni hanno pagato i loro contributi senza richiedere agli interessati alcun versamento; consiglieri regionali, parlamentari europei, parlamentari italiani cumulano a fine carriera più vitalizi (non tutti ancora tagliati) e doppie pensioni; sono ancora vivi e vegeti pensionati andati in quiescenza con 14 anni 6 mesi e un giorno di lavoro. Per questi cittadini non vale l'accusa di parassiti? Per loro non ci sarà il ricalcolo? Un'ultima osservazione: il termine parassita sociale, oltre che odioso, ed in questo caso ingiusto, fu molto usato in altri tempi della nostra storia recente, che ci auguriamo del tutto superati.

Umberto Baldo


Caro lettore,
il mondo della previdenza italiana è un pozzo di iniquità e ingiustizie. E tanti, nel corso degli anni, hanno approfittato delle opportunità offerte da un sistema pensionistico generoso e finalizzato a ottenere e garantire consenso ai partiti di governo. Ma la campagna contro le cosiddette pensioni d'oro, almeno per come è stata presentata, mi sembra alimentata da una buona dose di demagogia. So di fare affermazioni poco popolari, ma mi rifiuto di considerare dorati assegni mensili da 4 mila euro e di ritenere privilegiati coloro che li percepiscono. Sicuramente si tratta di pensioni rispettabili e importanti, ma sfido chiunque a dimostrare che con 4mila euro al mese si viva nell'oro. A parte ciò, il problema vero è un altro: se i 4-5 mila euro sono il frutto degli accantonamenti di alcuni decenni di lavoro e non l'effetto di regalie o privilegi di casta, non c'è proprio nulla di illegittimo, né sul piano etico né su quello sociale, nell'incassarli. Ciò non esclude che a chi riceve una pensione elevata si possa chiedere un contributo eccezionale per un certo numero di anni. È successo anche in tempi recenti. Ma è sbagliato definire un parassita sociale chi ad una certa età e concluso il suo percorso di lavoro, percepisce una pensione che è il risultato dei contributi che ha regolarmente pagato nel corso degli anni. Chi guadagna o ha guadagnato mettendo a frutto i propri meriti e le proprie capacità, non è un cittadino da punire o penalizzare. Lo è chi sfrutta le rendite di posizione, non paga le tasse o non rispetta leggi e regole.
Ultimo aggiornamento: 16:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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