Macron non merita sconti, ma Di Maio non può inneggiare a un movimento che fa uso della violenza

Mercoledì 9 Gennaio 2019
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Caro direttore, 
trovo davvero vergognosa e indecente l'ultima trovata di Di Maio e del suo amico Di Battista tornato, purtroppo, dal suo soggiorno dorato in America Latina dove, forse, ha studiato come si combatte la guerriglia rivoluzionaria alla Castro e Che Guevara. 

Questi signori, infatti, hanno dichiarato di essere al fianco, col M5S, non di pacifici contestatori al governo Macron, ma di quella massa di teppisti che sono rimasti a indossare il gilet giallo e che si stanno dedicando anima e corpo alla devastazione di Parigi. Siamo di fronte ad una provocazione colossale nei confronti di un Paese, la Francia, con il quale abbiamo avuto più di un attrito ma che comunque è un nostro alleato e membro di quell'Unione europea della cui unità e solidarietà abbiamo tutti bisogno; e invece cosa fanno i nostri capi pentastellati? Non solo interferiscono negli affari interni di un altro Paese, ma approvano quelli che vi compiono atti di vandalismo. Un capolavoro di diplomazia, non c'è che dire! 


Mauro Cicero 
Mogliano Veneto TV 


Caro lettore, 
non possiamo certo dire che la Francia e il suo premier Macron in questi mesi si siano sempre comportati da alleati esemplari nei confronti dell'Italia. In più di un caso hanno usato parole inopportuno e inappropriate. Tuttavia un vice premier non può e non deve inneggiare a un movimento che fa un uso deliberato della violenza e giunge ad attaccare con una ruspa la sede di un ministero. 
Quella dei gilet gialli è una realtà composita al cui interno convivono sensibilità e linee diverse. È un movimento che esprime un malessere profondo della società francese, ma lo fa utilizzando anche modalità che sono incompatibili con il ruolo di leader di un governo europeo. L'intento dei leader di M5s è evidente: mantenere agli occhi del proprio elettorato più arrabbiato e integralista quell'aurea rivoluzionaria e anti-sistema che l'esperienza di governo ha parecchio appannato. Allontanando magari l'attenzione da questioni assai più concrete come lo scontro interno ai pentastellati sul sì alle trivelle in Adriatico. 
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