Sea Watch, la Procura di Catania: fate sbarcare i bimbi. Il Viminale: hanno 17 anni

Venerdì 25 Gennaio 2019
Sea Watch, la Procura di Catania: fate sbarcare i bimbi. Il Viminale: hanno 17 anni
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Fate sbarcare i minori sulla Sea Watch. Lo chiede la procura presso il tribunale dei minori di Catania. Il ministero dell'Interno replica che si tratta di ragazzi di 17 anni e mezzo e conferma il no allo sbarco. Intanto alla nave dell'ong tedesca, con 47 migranti a bordo da una settimana, «per riparare dalle condizioni meteo in ulteriore peggioramento, è stato assegnato un posto di fonda a 1,4 miglia dal porto di Augusta», in Sicilia. I magistrati chiedono che «possano sbarcare» i minori non accompagnati presenti sulla Sea Watch «per essere collocati in apposite strutture».

Lo scrive la procuratrice Caterina Ajello in un documento inviato ai ministri dell'Interno e dei Trasporti, al presidente del Tribunale per i minorenni di Catania e alla Procura generale etnea. I minori non accompagnati sono 8 sui 13 presenti sulla Sea Watch. Un medico a bordo della nave parla di persone «esauste, disperate. Ora vedono terra, sono davanti a Siracusa e non capiscono perché devono restare a bordo senza poter scendere».

 
La richiesta è stata avanzata dalla procuratrice Ajello dopo che «dall'ufficio dei Difensori dei diritti dei bambini del Comune di Siracusa è stata segnalata» al suo ufficio «la presenza di minori non accompagnati a bordo della nave della Ong 'Sea Watch3', ferma nella rada del Siracusano». «Atteso la loro presenza nel distretto di mia competenza - osserva la procuratrice Ajello - la loro tutela deve essere assicurata da questa Autorità giudiziaria. I diritti riconosciuti dalle convenzioni internazionali e dalla normativa italiana impongono il divieto di respingimento, di espulsione, riconoscendo invece il diretto ad esser accolti in strutture idonee, ad avere nominato un tutore, ad essere accolti e ad avere un permesso di soggiorno». Diritti che, sottolinea la procuratrice Ajello, «vengono elusi a causa della permanenza a bordo della nave» dove sono «costretti a situazione di disagio fino a quando la situazione politica internazionale non sarà risolta» con «grave violazione dei loro diritti».
 
La Sea Watch è in acque territoriali italiane a causa del maltempo a un miglio da Siracusa. Napoli offre il proprio porto, ma il ministro dell'Interno e vice premier Matteo Salvini dice che in Italia non c'è spazio e scrive al governo olandese, visto che l'unità batte quella bandiera, per chiedere che se ne occupi. Poi fa sapere che sono in corso indagini sul comportamento della Ong. E l'altro vice premier Luigi Di Maio sollecita la convocazione dell'ambasciatore dell'Aia. 

 


Ieri la decisione del Tribunale dei ministri di Catania di processarlo per non aver fatto sbarcare in Italia i 177 migranti a bordo della nave Diciotti. Oggi un'altra nave, questa volta di una ong tedesca, la Sea Watch 3, è arrivata in rada davanti alle coste di Siracusa. E anche questa volta il ministro dell'Interno Matteo Salvini tiene il punto: «Bandiera olandese, Ong tedesca. Aprano i porti di Rotterdam o Amburgo, in Italia posto non ce n'è». Ma l'Olanda non ci sta. E il titolare del Viminale valuta la denuncia dell'equipaggio per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. La Commissione europea segue il caso: «la sicurezza delle persone a bordo è la prima preoccupazione», spiega un portavoce.

Si trasforma dunque di nuovo in un caso politico internazionale l'intervento dell'unica nave umanitaria rimasta nel Mediterraneo Centrale. La Sea Watch 3 ha soccorso i 47 una settimana fa davanti alle coste della Libia e - come successo per il suo ultimo salvataggio prima di Natale - ha vagato in attesa che qualcuno li accogliesse. Anche questa volta nessun Paese si è fatto avanti e la nave ha fatto comunque rotta verso l'Italia a causa, hanno spiegato da bordo, di un ciclone con onde alte sette metri ed in mattinata si è ancorata ad un miglio dalle coste siracusane. L'ingresso nelle acque italiane è stato consentito proprio a causa delle cattive condizioni meteo, fanno sapere dalla Guardia costiera italiana.

Il Governo ha inviato una lettera all'Olanda per chiedere che prenda in carico e trasferisca sul suo territorio i migranti a bordo. «La responsabilità sulla nave - ha spiegato il vicepremier Luigi Di Maio - è dell'Olanda e l'equipaggio è
soggetto alla sua sovranità. Se può stare in mare e può sfidare l'Italia ogni giorno, è proprio grazie alla bandiera che gli ha fornito il Governo olandese». Ma da Amsterdam hanno rispedito al mittente la richiesta di Roma: «non siamo noi responsabili di quella nave» e «finché non ci saranno accordi europei su soluzioni strutturali per i migranti a bordo dei barconi, i Paesi Bassi non prenderanno parte a soluzioni ad hoc».

Salvini, alle prese con l'indagine nei suoi confronti per la Diciotti, sta raccogliendo gli elementi per valutare una
denuncia per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina nei confronti dell'equipaggio della nave della ong tedesca. «Sono in corso esami da parte delle forze dell'ordine - ha spiegato - sul comportamento di questa ong che pensa di imporre una sua legislazione in un Paese come l'Italia dove ci sono delle regole che vanno rispettate».

«Non c'è alcun motivo legale per trattenere a bordo queste persone, per questo bisogna autorizzare immediatamente lo sbarco di tutti i 47 migranti a bordo della Sea-Watch 3 e non soltanto dei minori», dichiara il deputato radicale di +Europa Riccardo Magi, giunto oggi a Siracusa per seguire da vicino il caso della nave della Ong.  «Sono qui a Siracusa come parlamentare della Repubblica italiana per chiedere che sia scongiurata una nuova grave violazione di norme nazionali e internazionali da parte del nostro paese. Nessun esecutivo infatti nell'attuazione delle proprie legittime linee di governo può mettersi al di sopra della legge. Il tribunale dei minori di Catania ha chiesto lo sbarco dei minori non accompagnati, ma sulla Sea-Watch 3 ci sono decine di uomini con alle spalle detenzione, torture, abusi e provati da un naufragio e da settimana di navigazione al freddo in condizioni sempre più precarie. È urgente farli sbarcare e metterli in sicurezza. Salvini, Di Maio, Toninelli la smettano di giocare con la vita di queste persone», conclude Magi.  

Intanto in un appello all'Europa, più di 36mila persone che hanno finora aderito alla petizione lanciata online su 'change.org', chiedono un porto sicuro per la nave di Sea-Watch che dal 19 gennaio scorso vaga per il Mediterraneo in tempesta. «Solo due settimane dopo l'ultima odissea, l'Ue sta di nuovo bloccando la Sea-Watch 3 nel Mediterraneo. Al momento a bordo ci sono 47 persone, che l'equipaggio ha salvato dal naufragio lo scorso 19 gennaio. Da allora la nave ha atteso direttive e istruzioni dalle autorità perché svolgessero il proprio dovere e indicassero alla nave un porto sicuro in cui poter attraccare», è il testo della petizione.

La chiusura dei porti «ha già avuto conseguenze fatali: sempre più navi mercantili infrangono il diritto internazionale riportando in Libia i migranti salvati, atto che costituisce una violazione grave della Convenzione di Genova sui Rifugiati. E in alcuni casi, le navi non hanno ottemperato al loro dovere - previsto dal diritto marittimo - di salvare i naufraghi. Solo nei primi 21 giorni di quest'anno -ricordano i promotori- oltre 200 persone sono scomparse nel Mediterraneo. Sono morte, come decine di migliaia prima di loro, nel tentativo disperato di fuggire dalle persecuzioni, dallo schiavismo e dalle torture in quello che è il confine più mortale al mondo».

Sea Watch si oppone «con forza a questa strage la cui responsabilità è politica. Mentre i governi lasciano annegare nel Mediterraneo esseri umani, e i diritti umani, il nostro equipaggio rimane nel Mediterraneo centrale a difendere il principio fondamentale per cui tutte le vite hanno lo stesso valore. Chiunque ha il diritto di essere salvato. Nessuno dovrebbe annegare». 

 

Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 07:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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