Lo scandalo dei finti insegnanti in Campania: per un diploma diecimila euro

Martedì 11 Dicembre 2018
Lo scandalo dei finti insegnanti in Campania: per un diploma diecimila euro
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Fino a diecimila euro. Tanto costa un’abilitazione sul mercato dei finti diplomi. Un mercato clandestino, rigorosamente illegale, che consente di portare a casa un’abilitazione all’insegnamento come docente di sostegno. 

LO SCANDALO
Master, corsi di formazione, attestati, documenti in grado di dimostrare una specializzazione solo virtuale, quella decisiva a scalare la graduatoria per l’insegnamento in un ramo tanto delicato, quello dell’assistenza (e della formazione) di minori portatori di handicap. È il cuore dell’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli sui cosiddetti «finti insegnanti di sostegno», che punta dritto su alcuni istituti scolastici che per anni hanno rilasciato documenti ritenuti quanto meno sospetti. Non si tratta solo di istituti scolastici nel senso classico del termine, ma anche di realtà meno riconoscibili, come istituti che rilasciano attestati solo a mezzo posta elettronica, dopo corsi formativi (con tanto di punteggio) che vengono tenuti rigorosamente on line. Una vicenda tutta da chiarire, che spinge la Procura di Napoli a svolgere accertamenti su diversi profili professionali, provando a fare chiarezza su alcune posizioni ritenute sospette. Non parliamo solo di candidati all’insegnamento, ma anche di docenti attualmente in servizio. Inchiesta condotta dal pool che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione, c’è un secondo livello investigativo degno di attenzione. E riguarda quanto accaduto domenica due dicembre all’interno del Provveditorato agli studi di Salerno. Ne abbiamo parlato nell’edizione del Mattino in edicola ieri, a proposito di un episodio sinistro accaduto nel quartiere salernitano di Fuorni e che potrebbe essere collegato proprio con l’inchiesta condotta a Napoli sulle abilitazioni per insegnanti di sostegno. 

L’ATTENTATO
Due dicembre, prime ore del mattino, incendio nell’archivio del Provveditorato, in fumo finiscono alcuni documenti ritenuti utili. Fiamme ai registri, alcune posizioni individuali sono andate completamente distrutte. Cosa ha spinto la banda di piromani a puntare in quel settore del Provveditorato? Può essere stato un semplice atto vandalico? E per quale motivo colpire delle carte depositate da anni lì, all’ultimo piano di via Monticelli? 

Proviamo a ricostruire la dinamica dell’attentato - un episodio di chiara matrice dolosa - al termine del quale non sono stati portati via oggetti di valore, né sono stati trafugati computer o pezzi del corredo informatico. Perché incendiare quelle carte? Stando a una ricostruzione giornalistica, che fa comunque leva su una fonte accreditata, bisogna spostare l’attenzione sull’inchiesta napoletana e su una richiesta informale di informazioni arrivata all’ufficio regionale che si occupa di pubblica istruzione. Possibile che qualcuno abbia percepito la presenza del pericolo, possibile che sia stato avvertito il rischio di finire al centro degli accertamenti della Procura di Napoli. Ed è a questo punto che sarebbe scattato una sorta di piano d’emergenza, con l’obiettivo di eliminare a monte ogni possibilità di verifica, distruggendo registri e profili individuali. Ipotesi che attende verifiche sotto il profilo investigativo, mentre si prova a fare chiarezza in una materia complessa come le abilitazioni professionali. 

MASTER
Qualche dato tecnico così come riportato nell’edizione di ieri del Mattino: decisivo è il tfa (tirocinio formativo attivo), che corrisponde al percorso di formazione che dura tre anni.
Ma agli atti dell’inchiesta napoletana anche master e attestati come il dsa (disturbi psichici dell’apprendimento) o il bes (bisogni educativi speciali) che negli ultimi tempi vengono rilasciati anche attraverso piattaforme e-lerning. Inutile dire che siamo di fronte a materiale sempre più difficile da passare al setaccio. 
Ultimo aggiornamento: 12:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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