Iaquinta condannato a due anni, urla in tribunale. «La 'ndrangheta? Non sappiamo nemmeno cos'è»

Mercoledì 31 Ottobre 2018
Iaquinta condannato a due anni, urla in tribunale. «La 'ndrangheta? Non sappiamo nemmeno cos'è»
Brutto guaio per Vincenzo Iaquinta. L'ex calciatore è stato condannato a due anni nel processo di 'ndrangheta 'Aemilia': per l'ex bomber di Udinese e Juventus, nonché campione del mondo con la Nazionale azzurra nel 2006, la DDA aveva chiesto sei anni, per un reato relativo al possesso di armi.

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19 anni di carcere invece a Giuseppe Iaquinta, padre dell'ex calciatore, che era accusato di associazione mafiosa. Padre e figlio se ne sono andati dall'aula del tribunale di Reggio Emilia urlando «vergogna, ridicoli» mentre è ancora in corso la lettura del dispositivo. 



Questa mattina c'è stata la lettura del dispositivo nell'aula bunker allestita all'interno del tribunale di Reggio Emilia. I giudici erano chiusi dal 16 ottobre nella camera di consiglio blindata in Questura. Si tratta del primo grado di giudizio per i 148 imputati del dibattimento del più grande processo mai celebrato sulle le infiltrazioni di 'Ndrangheta al nord che sia mai stato celebrato.
I pm della Dda Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno chiesto pene complessive fino a mille anni. 




CADE AGGRAVANTE MAFIA  Per Vincenzo Iaquinta, condannato a due anni nel processo Aemilia a Reggio Emilia, è caduta l'aggravante mafiosa. Lo si apprende dalla lettura del dispositivo della sentenza. L'ex attaccante campione del Mondo era accusato di aver violato articoli della legge sul 'controllo delle armì, e di averlo fatto agevolando l'associazione 'ndranghetistica emiliana di cui fa parte anche il padre Giuseppe, condannato oggi a 19 anni.


IAQUINTA: NDRANGHETA NON SAPPIAMO NEANCHE COS'È «Il nome 'ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia. Non è possibile. Andremo avanti. Mi hanno rovinato la vita sul niente perché sono calabrese, perché sono di Cutro». Così Vincenzo Iaquinta fuori dal tribunale dopo la condanna a 2 anni nel processo di 'Ndrangheta Aemilia. «​Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese. Noi non abbiamo fatto niente perché con la 'ndrangheta non c'entriamo niente. Sto soffrendo come un cane per la mia famiglia e i miei bambini senza aver fatto niente».
Ultimo aggiornamento: 18:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA