L’inchiesta su Elkann, le verifiche si estendono fino alla morte di Agnelli

Per i pm la contestazione attuale è il punto di partenza per ricostruire l’asset patrimoniale. Davanti al Riesame le difese contestano la sproporzione tra le accuse e i sequestri

Giovedì 29 Febbraio 2024 di Valentina Errante
L’inchiesta su Elkann, le verifiche si estendono fino alla morte di Agnelli

Per la procura di Torino, l’infedele dichiarazione fiscale del 2018-2019 contestata a John Elkann, Gianluca Ferrero, commercialista della famiglia Agnelli e attuale presidente della Juventus, e al notaio Urs von Gruningen è soltanto il punto di partenza.

Che potrebbe aprire ben altri orizzonti nell’indagine sull’eredità di Marella Caracciolo. Il primo faccia a faccia tra accusa e difesa è andato in scena ieri, davanti al Tribunale del Riesame di Torino, al quale gli avvocati difensori di Elkann e Ferrero (von Gruningen è escluso in quanto non è stato oggetto di perquisizioni) si sono rivolti per contestare il maxi sequestro dello scorso 7 febbraio, quando i militari della Finanza hanno portato via documenti fiscali e relativi agli accordi successori, che risalgono anche al 2004, ma anche computer, device vari e opere d’arte. 

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L’inizio

Ma per il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti, quei “Modelli unici” mal compilati sono il segnale di una vera e propria «strategia dell’evasione», come la definiscono in ambienti investigativi, pianificata a tavolino. E l’evasione, contestata negli ultimi 14 mesi di vita di Marella, che al momento ammonta a circa 3,7 milioni, potrebbe trasformarsi in una cifra iperbolica. I magistrati, infatti, sono convinti che la macchinazione sia partita assai prima del 2017, con Marella che risiedeva a Torino ma, per evitare le imposizioni fiscali, aveva dichiarato di vivere in Svizzera. E così la ricostruzione dell’asset patrimoniale è indispensabile per stabilire l’effettiva portata del patrimonio, che si articola in una rete di società offshore e conti nei paradisi fiscali. Andando indietro, almeno fino al 2011, quando Marella nominò come propri eredi i nipoti John, Ginevra e Lapo Elkann, o forse addirittura fino al 2003, anno della morte di Gianni Agnelli. E a quel punto anche le ipotesi di reato potrebbero cambiare e diventare più pesanti. L’indagine è ambiziosa ma gli obiettivi, per la procura, sono precisi: il 23 febbraio è stato comunicato alle difese, che potranno partecipare, che verrà eseguita, con la formula dell’accertamento tecnico irripetibile, la copia forense di tutto il materiale informatico sotto sequestro. E a quel punto si è capito che l’interesse investigativo si allarga al periodo precedente.

 

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Le difese

Rispetto alle denunce di Margherita Agnelli, e ai presunti retroscena rivelati dai giornali nelle ultime settimane, l’avvocato Siniscalchi, uno dei tre legali di John Elkann, insieme a Federico Cecconi e Carlo Re, non ha dubbi: «Non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto echeggia nelle aule giudiziarie italiane ed estere ormai da vent’anni. Insinuazioni e dubbi trovano risposte chiare in comportamenti assolutamente leciti. Noi siamo tranquilli: l’esito ci sarà favorevole. Molto rumore per nulla». L’accoglimento anche parziale dei ricorsi potrebbe rappresentare una battuta d’arresto per i pm, non solo per l’impossibilità di utilizzare il materiale acquisito ma anche per l’indagine nel suo complesso. Ma la decisione per il momento non c’è.

Le ipotesi

L’inchiesta della procura di Torino è partita dopo un esposto di Margherita Agnelli de Pahlen, figlia di Gianni e Marella e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann. Secondo l’esposto, negli accordi per l’eredità, a Margherita sarebbe stata occultata una parte del patrimonio, custodito all’estero. E il domicilio svizzero di Marella sarebbe di fatto un artificio per permettere di escludere Margherita dalla Dicembre, la società che controlla adesso Exor e la quota residua della finanziaria di Elkann in Stellantis. La legge svizzera infatti, a differenza di quella italiana, non prevede la “legittima”. I dubbi degli investigatori riguardano le firme di Marella in calce alle scritture private che sanciscono il passaggio delle quote della Dicembre ai nipoti John, Lapo e Ginevra. Se la presenza di Marella in Italia per più della metà dell’anno, come sostenuto dai legali di Margherita nell’esposto, gli accordi ereditari sarebbero nulli. Nel corso degli accertamenti svolti, la Finanza ha raccolto anche le testimonianze di alcuni dipendenti ed ex dipendenti di Villa Frescot, la residenza torinese della famiglia Agnelli e ricostruito lo stato di salute di Marella negli ultimi anni di vita.

I fatti precedenti

Ma le indagini puntano a ricostruire l’esistenza o meno di un patrimonio occultato all’estero, che risale almeno a quando Gianni Agnelli, scomparso nel 2003, era ancora in vita. Nell’ottobre scorso, John Elkann e i fratelli Lapo e Ginevra hanno sanato dal punto vista fiscale un tesoretto di 900 milioni di euro emerso durante una verifica presso la P Fiduciaria, una della società fiduciarie perquisite ora dalla Finanza. Un passaggio che non è del tutto estraneo all’indagine torineseora. Presso la P Fiduciaria, del gruppo svizzero Pictet & Cie, erano schermati i beneficiari di Dancing Tree e Blue Dragon, le due società del Liechtenstein citate negli atti d’indagine.

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