Inchiesta sul centro immigrati. «Frodi e truffe»: 3 prefetti indagati

Sabato 12 Gennaio 2019 di Nicola Munaro
Inchiesta sul centro immigrati. «Frodi e truffe»: 3 prefetti indagati
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Quarantadue indagati e tra loro tre prefetti: l'ex viceprefetto di Gorizia, Gloria Sandra Allegretto; l'ex prefetto di Gorizia e Treviso, Maria Augusta Marrosu e l'attuale prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, già prefetto a Treviso e, da luglio 2014 a giugno 2015, commissario straordinario nella città di San Marco in seguito alle dimissioni - legate allo scandalo del Mose - dell'ex sindaco Giorgio Orsoni. L'inchiesta per cui i tre rappresentati dello Stato hanno ricevuto nei giorni scorsi la notifica della chiusura delle indagini preliminari da parte della procura di Gorizia, in pratica l'atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio, riguarda la gestione del Cie (centro di identificazione ed espulsione) e del Cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo), di Gradisca d'Isonzo, in provincia di Gorizia tra il 2011 e il 9 luglio 2015. Ennesimo scandalo della gestione dei migranti a Nordest, dopo le  inchieste sugli hub di Cona, nel veneziano, e di Bagnoli, in provincia di Padova. A firmare l'accusa, il sostituto procuratore Valentina Bossi che a Zappalorto, Marrosu e Allegretto contesta il concorso esterno in associazione a delinquere finalizzata (attraverso un'omessa vigilanza) alla turbativa d'asta, truffa aggravata e falsi. Non solo perché ai tre prefetti è contestata un'altra serie di reati, questa volta a vario titolo, che vanno dalla turbativa d'asta al falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, passando per la frode nelle forniture, la truffa e l'omessa denuncia. 
LA ONLUS DI TRAPANIA condividere l'indagine, anche i responsabili e i dipendenti della Connetting People Onlus di Trapani, che negli anni presi in considerazione dalla magistratura goriziana aveva la gestione del Cie e del Cara, capofila di un'associazione che riguardava anche le onlus Luoghi Comuni e Itc. Per il pm Bossi si sarebbero rese responsabili di una serie di frodi nell'esecuzione delle convenzioni stipulate con la Prefettura di Gorizia il 10 marzo 2008 e il 27 marzo 2013. 
L'INDAGINESecondo l'accusa è proprio la firma messa il 27 marzo 2013 dall'allora prefetto Marrosu, la chiave di volta dell'inchiesta. Per il pm infatti la gara, dal valore di 16,8 milioni di euro, era stata pilotata dalla Commissione giudicatrice che il primo febbraio 2011 estrometteva la Connetting People per poi, il 22 febbraio, riammetterla «con riserva, in sede di autotutela, ma in netto contrasto con la previsione» della legge del bando. Facendo così «aggiudicare fraudolentemente» - tra ricorsi al Tar, una domanda di partecipazioni alla gara «dichiaratamente smarrita» e ritrovata solo grazie a delle perquisizioni, estromissioni e riammissioni - alla onlus di Trapani. Che per mano del suo presidente Giuseppe Scozzari (a sua volta indagato per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta, frode e truffa) il 27 marzo di due anni dopo sottoscriveva con Marrosu «il contratto per la gestione di Cie e Cara, tra l'altro - si legge nell'atto d'accusa - a distanza di pochi giorni dall'avviso di conclusione indagini ai vertici di Connetting People per la non corretta gestione» del centro di Gorizia.
IL RUOLO DEI PREFETTISe la stipula della convenzione rappresenta il peccato originale, il resto sarebbe venuto dopo, almeno secondo l'architettura disegnata dal pm Bossi. Tanto che la situazione non sembra cambiare nemmeno quando a Marrosu subentra l'attuale prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, a Gorizia dal 30 dicembre 2013 al 31 luglio 2015. È a lui - assieme alla vice Allegretto e con la stessa Marrosu - che la procura contesta il concorso esterno in associazione a delinquere per una serie di reati. In pratica l'accusa principale è quella di aver chiuso entrambi gli occhi su quanto succedeva all'interno del Cie e del Cara. Dove venivano negate agli ospiti sigarette, schede telefoniche e denaro per 231 mila euro. Dove, anche, veniva negata l'acqua, non erano smaltiti i rifiuti e «in linea generale» i gestori dei centri «sovrafatturavano alla Prefettura di Gorizia tra agosto 2011 e giugno 2015 presenze per oltre 40 mila unità a fronte di 255.644 presenze, così simulando la relativa somministrazione di beni e servizi (pari a 1,68 milioni di euro) che di fatto non sono mai stati erogati dal momento che dette persone non sono mai state presenti a Gradisca, senza che la Prefettura abbia rilevato alcunché». Nessun controllo anche per una serie di fatture da 2,6 milioni presentate da Connetting People alla Prefettura. Nel rescindere il contratto l'8 luglio 2015, Zappalorto non avrebbe non solo tenuto conto delle fatture gonfiate, ma avrebbe anche permesso alla Prefettura di versare a Connetting People poco più di 4 milioni di euro come liquidazione, procurando così un danno da 5,7 milioni di euro al Ministero dell'Interno.
Il prefetto di Venezia, sempre secondo la magistratura goriziana , è accusato anche di non aver trasmesso in procura l'esito di un'ispezione all'interno del Cara del 22 settembre 2014, quando venivano evidenziate le precarie condizioni «igienico-sanitarie gravemente scadenti» con scarichi arrugginiti e docce malandate, l'assenza di armadietti, delle luci, di uno psicologo e di beni acquistabili con i pocket money . 
Ultimo aggiornamento: 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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