Benedetta, 11 anni, cieca realizza il suo sogno: ballare sui pattini

Mercoledì 19 Settembre 2018 di Nicoletta Cozza
Benedetta Lincetto
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PADOVA - Harry Potter la usa per fare degli incantesimi e difendere il bene dal male. Ma nei giorni scorsi la bacchetta del maghetto di Hogwarts è servita davvero nella realtà, per una straordinaria impresa: fare felice una bambina. Benedetta Lincetto ha 11 anni ed è cieca dalla nascita a causa di una distrofia retinica, malattia rara che le è stata diagnostica quando aveva appena 4 mesi.
 


Ha la percezione solo del buio e della luce. Ma nonostante questo è riuscita a realizzare il sogno di pattinare e addirittura di partecipare al saggio insieme alle coetanee, tra gli applausi e la commozione degli spettatori.
 
A ideare una coreografia che potesse contemplare la presenza di una bimba non vedente è stata Silvia Cagnazzo, istruttrice della società “Pattinaggio artistico Altichiero”, che ha pensato di far tenere in mano alle allieve proprio la “bacchetta magica” per consentire a Benedetta di avere la percezione dello spazio mentre danzava sui pattini. Alice Barutta, è la mamma della bambina. Ma in un certo senso è anche i suoi occhi, perché con amore, ma senza pietismi, le fa assaporare la gioia di vivere anche al buio, dedicandole tantissimo tempo. «Quando Benedetta fa una richiesta io e mio marito Nicola andremmo nel fuoco per accontentarla. Per esempio, mesi fa ha detto che le sarebbe piaciuto andare in bicicletta: subito abbiamo comprato un tandem e ora giriamo con lei che pedala dietro a uno di noi. E così quando l’anno scorso, dopo che aveva seguito, ovviamente senza vedere ma solo ascoltando, la serie tv “Soy luna”, telenovela argentina trasmessa da Disney Channel dove le protagoniste sono alcune ragazzine che pattinano, ci ha esternato il desiderio di provare a mettere i pattini, ci siamo mobilitati per trovare una società sportiva disposta ad accoglierla. Per mesi la ricerca è stata vana, ma per fortuna alla fine abbiamo incontrato Silvia, persona straordinaria e allenatrice meravigliosa».
L’INSEGNANTE
Per prima cosa l’istruttrice ha fatto toccare con le mani a Benedetta le pareti della struttura dove si le ragazzine si allenano, in modo da darle la percezione esatta dello spazio. Poco dopo le ha messo i pattini e le ha fatto fare un giretto, tenendola inizialmente a braccetto e poi per mano. E poi si è inventata un sistema per insegnarle i passaggi da effettuare durante le esibizioni. «Benedetta - racconta la mamma - tocca Silvia mentre quest’ultima fa i movimenti e gli spostamenti che lei deve memorizzare. In pratica l’esercizio le viene spiegato con le mani. E quando salta, Silvia la tiene per la maglietta. Alla fine l’insegnante si è stupita per la facilità con cui mia figlia apprende. Dopo due mesi Benedetta ha fatto la prima gara, con la maestra dietro. Un’emozione grandissima, che abbiamo provato di nuovo in occasione della prova finale. Mia figlia è felicissima, sono state esperienze straordinarie per lei, per noi genitori, ma anche per coloro che hanno assistito al saggio. L’istruttrice lo ha studiato nei dettagli apposta per Benedetta. Ha pensato a lungo come fare perché una pattinatrice non vedente potesse avere la percezione di che cosa le stava intorno e della posizione delle altre allieve. Per questo Silvia ricorrendo alla fantasia ha pensato alla bacchetta di Harry Potter come strumento per garantirle il contatto. E così sulla musica del film sulla saga di Hogwarts, la coreografia è riuscita benissimo». La conclusione è stata uno scroscio di applausi e tanti occhi lucidi. Con Benedetta orgogliosa del fatto che le amichette pattinatrici l’abbiano presa per mano e portata con loro, svolazzando per la palestra con il mantello del maghetto. «Pure in questa circostanza - ha detto ancora mamma Alice - mia figlia ha dimostrato che siamo noi a sbagliare quando ci stupiamo se un ragazzino con un handicap fa cose apparentemente impensabili. Invece sono ritenute impensabili solo dal nostro modo di vedere, mentre dovremmo ricordarci più spesso che questi ragazzi hanno le nostre stesse potenzialità. Mia figlia non è “un povero cieco”, ma una bimba come le altre, che va in una scuola pubblica e che convive bene con la sua situazione. Certo, per studiare usa la barra Braille e il sintetizzatore vocale, ma apprende come le compagne e senza mai lamentarsi. Gioca, si trova al parco con le amiche, ed è sempre allegra».
IL FUTURO
Nemmeno la madre si piange addosso, anzi. E pure continuando ad aggiornarsi sui progressi della tecnologia e della Medicina, non è certa che qualora la ragazza un giorno riacquistasse la vista ci sarebbero solo aspetti positivi. «Non so come reagirebbe e temo che potrebbe addirittura spaventarsi se per esempio a 18 anni iniziasse improvvisamente a vedere. Intanto cerchiamo di dare risposte a ogni suo desiderio. Per esempio, ogni tanto si pone la domanda su come farà a guidare e io le rispondo che la patente non le servirà, perché si troverà un fidanzato che la porterà in giro in macchina. Noi genitori continuiamo comunque a informarci in tutto il mondo. Tra l’altro vorremmo avere una diagnosi precisa, a cui finora nessuno è arrivato». Alice e Nicola quando è nata Benedetta avevano già un bambino, Alberto, perfettamente normale. «La piccola aveva pochi mesi quando è stata operata al cuore. Successivamente piangeva sempre e durante un controllo il pediatra si è accorto che non seguiva un oggetto che lui muoveva davanti ai suoi occhi. La diagnosi è stata terribile perché in quel momento abbiamo saputo che nostra figlia sarebbe cresciuta senza vedere. Un po’ alla volta, però, lei ha dimostrato di avere le stesse potenzialità dei coetanei. Oggifa la sua vita e la assapora fino in fondo, facendoci capire tutti i giorni che per lei stare sempre al buio non è un problema».
Nicoletta Cozza 
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Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 13:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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