Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

L'alta moda di Miglionico porta nel
mondo la cultura lucana

Sabato 14 Aprile 2018 di Luciana Boccardi
 
 
Il grande maestro dell’alta moda italiana , Fausto Sarli,  da tempo non è più tra noi e vuoto risulta lo spazio altissimo che occupava nell’universo più ambito della “vera” couture. Molti gli aspiranti a quel ruolo rappresentativo tanto importante ma difficile evidenziare chi riunisca quel mix di qualità che hanno fatto del grande sarto napoletano un faro per l’eleganza della seconda metà del Novecento e del primo decennio del Duemila.  C’è in Italia chi  a tutti gli effetti può essere considerato un suo “allievo”  virtuale, il continuatore di un modus che nel vestito realizzato sintetizza una filosofia- couture. E’ Michele Miglionico, presente in tanti calendari importanti della moda ma soprattutto in  eventi internazionali di prestigio.
Miglionico nasce intorno agli anni Settanta a Milano  dove il padre,  sarto di primo rango da Caraceni, al termine degli studi  lo introduce alla passione per la moda, un settore nel quale trova spazio il bisogno di creatività del giovane futuro stilista che si tufa con passione nell’universo del design .  Suo primo punto di riferimento è Yves Saint Laurent,  ovvero il rispetto per  il rigore sartoriale che si riflette sulla sicurezza del taglio e sulla manualità con cui tratta i tessuti. In Italia, Michele Miglionico  segue con attenzione lo sviluppo che Sarli riesce a dare all’idea che caratterizza sotto il profilo sartoriale una collezione:  “look diventa dopo – amava precisare -  quando l’abito ha preso forma leggibile e il suo autore avvia un dialogo diverso con una creatura che improvvisamente ha preso una sua identità che sfugge anche al creatore”.
Oggi i  grandi  “sarti”   si contano sulle dita,  li chiamiamo tutti stilisti ma sarebbe giusto fare una differenza. Lo stilista Miglionico è anche un sarto: per educazione, per formazione, per ambizione, per quella riservatezza che non è amica della “visibilità” esaltata nel nostro tempo ma  nemica della signorilità che non accompagna mai le presenze urlate. Dal suo rientro in Basilicata, a Potenza che ha dato le origini alla  sua famiglia ,  lo stilista emergente sceglie Roma  (allora capitale dell’alta moda )   per presentare le sue collezioni  che si impongono per qualità e creatività.  Incapace di contabilizzare i sogni , Miglionico usa il tessuto senza economie, inventa il color block che oggi viene proposto come “novità” dalle  più famose Maison e punta sui colori forti, soprattutto sul rosso al quale dedicherà un’intera collezione memorabile. Abiti da gran sera rosso geranio, rosso bandiera, rosso fuoco, rosso passione, rosso da guerra vengono applauditi dal pubblico che intuisce dietro ogni sfilata una cultura della moda oggi rara. Proprio quella cultura e soprattutto la “lucanità” che Miglionico lascia intuire al primo approccio sono all’origine dell’intuizione formidabile che gli ha suggerito di dedicare uno studio approfondito alle Madonne lucane. La collezione di abiti di incredibile bellezza dedicati appunto alle  icone di una religiosità che affonda le radici nel tempo antico, nei “sassi” di Matera , anche oggi viene applaudita in capsule come è accaduto recentemente con la presentazione presso le Ambasciate d’Italia a Copenhagen, a Parigi, in tutti i paesi dove questo filtro tra arte, storia e moda introduce la grandezza artigianale italiana.  A Londra, a Buckingham Palace, alla presenza  della regina Elisabetta  in occasione della presentazione delle credenziali  dell’Ambasciatore d’Italia, S.E. Raffaele Trombetta, grande ammirazione ha suscitato la  bellissima mise della consorte, Mrs. Victoria che per l’occasione ha scelto di indossare un abito di Michele Miglionico, ambasciatore della lucanità nel mondo.  
Non è sbagliata l’associazione che spesso viene fatta tra Miglionico e il francese Azzedine Alaja (scomparso recentemente) perchè entrambi risultano due figure possenti dell’espressione artistica dell’alta sartoria e contemporaneamente due creature  estranee al macrocosmo della moda tout court. Entrambi  hanno scelto rifugio nella ritrosia, nel rifiuto di qualsiasi tentativo di globalizzazione, nella  difesa estrema della propria identità. Due alieni della moda? Così sia.
 
 
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