Una fiammata, di quelle che ci si potrebbe ustionare. E che purtroppo, viste anche le tensioni geopolitiche, non sarà facile domare a breve. Il drago inflazione non solo si è risvegliato ma adesso minaccia le tasche dei cittadini con un balzo che ci fa tornare indietro al 1996, quando ancora non avevamo lo scudo euro: +4,8% a gennaio scorso rispetto allo stesso mese del 2021 (+1,6% su base mensile).
Ovviamente restiamo lontani dai rialzi a due cifre della metà degli anni ‘70 e dei primi anni ‘80 che ridussero drasticamente il potere d’acquisto delle famiglie italiane, ma l’impatto nei bilanci familiari si inizia a sentire in modo chiaro e forte. Secondo i conti delle associazioni dei consumatori l’accelerazione dell’inflazione porterà aggravi dai 1.400 ai 1.800 euro all’anno, a seconda della composizione del nucleo familiare (la media è 1.500 euro). È quasi come se “sparisse” più di un intero stipendio.
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Bollette e spesa
Ad incendiare i dati sono i rincari energetici. Basta dare uno sguardo alle ultime bollette di luce e gas per rendersene conto. Nonostante le misure messe in campo dal governo il conto finale rispetto a pochi mesi fa è praticamente raddoppiato. E hai voglia a stare attento alla lampadine lasciate accese nelle stanze vuote o a far partire gli elettrodomestici fuori dagli orari di punta: accorgimenti importanti, ma certamente non sufficienti ad arginare i rincari. Basti pensare che da un mese all’altro (gennaio 2022 su dicembre 2021) i prezzi degli “energetici regolamentati” sono cresciuti del 43,8%.
E se il raffronto è su base annua (gennaio 2022 su gennaio 2021) il balzo è addirittura del 94,6%. Ma corrono, sebbene in misura minore, anche i prodotti alimentari (+3,4% su base annua, +1,6% rispetto a dicembre) e le bevande analcoliche. E accelerano anche i prezzi dei mobili (da +1,7% a +2,4%), di ricreazione, spettacoli e cultura (da +0,1% a +1,2%) e dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +3,5% a +4,3%).
Il packaging
I rincari in alcuni casi portano a situazioni paradossali: costa più il packaging che il contenuto. Accade ad esempio - denuncia Coldiretti - con le bottiglie di passata di pomodoro: in una confezione in vendita a 1,3 euro solo l’8% è il valore del succo, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% quelli della bottiglia stessa, il 3% il tappo e l’etichetta, il 53% il margine della distribuzione commerciale, il 2% la pubblicità, il 6% i trasporti.
Il caro-vita coinvolge l’intera penisola. Ma non in modo uniforme. Le più colpite sono le Isole (+5,5%), seguite da Nord-est (+5,4%) e Sud (+5%). Le regioni centrali sono allineate al dato medio nazionale (+4,8%): è così per il Lazio, le Marche, l’Umbria e la Basilicata. L’inflazione si fa sentire anche nel Nord-Ovest ma in modo leggermente più contenuto: +4,3%. In molti casi i produttori finora hanno “assorbito” i rincari energetici, cercando di non trasferirli sul prodotto finale. Ma - avvertono le grandi catene di distribuzione - non potrà continuare così a lungo.