Parola d’ordine: manutenzione in attesa di tempi migliori. Il governo è consapevole che il sistema previdenziale deve essere profondamente riformato ma, in vista del 2024, si studiano solo alcuni aggiustamenti e per le grandi scelte strategiche si ragiona su un orizzonte di legislatura. Vale a dire il 2027. Il budget previsto per la previdenza (che non include le rivalutazioni delle pensioni) sarà di circa 2 miliardi in quanto il governo ha in testa altre priorità. A cominciare dalla costosa conferma del taglio del cuneo fiscale. In poche parole, per il momento, non ci sono margini per l’anticipo della pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, in deroga alla legge Fornero.
Pensioni, Quota 103, Opzione Donna e giovani: ecco cosa cambia. Il pacchetto sale fino a 2 miliardi
Dopo le polemiche dell’anno scorso dovrebbe quindi saltare la limitazione della misura alle donne licenziate, con carichi di cura o disabilità che hanno di fatto ridotto il numero nel primo semestre delle donne disposte ad avere l’assegno calcolato interamente con il metodo contributivo pur di lasciare in anticipo il lavoro: da 24.559 del 2022 a 7.536 nel 2023 secondo gli ultimi dati Inps. «Stiamo valutando - ha spiegato alcuni giorni fa il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon - come dare un ristoro alle donne. Questo governo non vuole gestire Opzione donna come nella maniera precedente, perché crediamo che in quel caso ci sia stato oggettivamente tanto dispendio anche salariale per queste donne: il 30% in meno era davvero un esborso esoso».
LA STRETTOIA
Ma il caso più spinoso da affrontare, soprattutto alla luce del caro vita, riguarda la rivalutazione degli assegni pensionistici, con l’inflazione acquisita che nel 2023 è già al 5,7%, mentre va considerata anche la differenza tra quella riconosciuta l’anno scorso (il 7,3% per i trattamenti fino a quattro volte il minimo) e l’inflazione reale. Nella legge di Bilancio dell’anno scorso la rivalutazione è stata tagliata per fasce a partire dagli assegni oltre quattro volte il minimo e quest’anno, sulla base di quanto previsto dal governo nell’ultima manovra, dovrebbe essere mantenuto quel criterio.
Se si manterranno i criteri definiti l’anno scorso recupereranno l’intera inflazione gli assegni fino a 2.254,93 euro lordi al mese mentre avranno una rivalutazione ridotta quelli superiori a questa soglia (dall’85% dell’aumento dei prezzi di quelli tra quattro e cinque volte il minimo al 32% di quelli superiori a 10 volte il minimo). L’intera operazione potrebbe valere oltre 13 miliardi.
Altro tema caldo, l’aumento delle pensioni minime, attualmente fissate a quota 600 euro L’obiettivo di legislatura, sostenuto con forza in particolare da Silvio Berlusconi, sono i mille euro al mese. Anche in questo caso c’è un problema di ristrettezza finanziaria ma Forza Italia è determinata a spostare l’asticella più in alto già dal prossimo anno, verso quota 700 o almeno intorno ai 650-670. Ovviamente la battaglia identitaria del partito guidato da Antonio Tajani dovrà fare i conti con la linea della prudenza di bilancio, impostata da Giancarlo Giorgetti con l’imprimatur di Giorgia Meloni.