Pensioni anticipate e di vecchiaia nel 2024 e nel 2025, ecco i requisiti, le incognite e gli importi: la guida completa (con Ape sociale e Opzione donna)

L’Inps ha fatto chiarezza sulle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2024

Sabato 23 Marzo 2024 di Roberta Amoruso
Pensioni anticipate e di vecchiaia, i requisiti (e le incognite) per uscire dal lavoro nel 2024 e nel 2025

Le ultime indicazioni su come andare in pensione di “vecchiaia” o “anticipata” sono arrivate dall’Inps a metà marzo.

In particolare, l’Istituto ha fatto chiarezza sulle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2024 alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata per i lavoratori con primo accredito contributivo dall’1 gennaio 1996.

 

Pensione di vecchiaia

Secondo quanto riportato dalla circolare numero 46 del 13 marzo, per la pensione di vecchiaia, dall’1 gennaio 2024, il requisito di importo soglia per l’accesso è pari all’importo dell’assegno sociale, il cui valore provvisorio per l’anno 2024 è pari a 534,41 euro. Il diritto alla pensione di vecchiaia si consegue al perfezionamento del requisito anagrafico di 67 anni (per i bienni 2023-2024 e 2025-2026) e di un’anzianità contributiva minima di venti anni, a condizione che l’importo della pensione non risulti inferiore all’importo soglia. I lavoratori che perfezionano i requisiti entro il 31 dicembre 2023 (incluso l’importo soglia pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale) conseguono il diritto alla pensione di vecchiaia in base alla precedente disciplina.

Pensione anticipata

Per la pensione anticipata, il diritto alla pensione anticipata si consegue al compimento del 64esimo anno di età (per i bienni 2023-2024 e 2025-2026), se risultano versati e accreditati almeno venti anni di contribuzione effettiva e a condizione che l’importo della prima rata di pensione (importo soglia) risulti almeno pari a 3 volte l’importo dell’assegno sociale in vigore (1.603,23 euro): tale importo si riduce a 2,8 volte (1.496,35 euro) per le donne con un figlio e a 2,6 volte (1.389,46 euro) per le donne con due o più figli. Il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un importo lordo massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo in vigore (2.993,05 euro) per le mensilità di anticipo rispetto ai requisiti di accesso previsti dalla normativa in vigore: al raggiungimento del requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia (pari a 67 anni per i bienni 2023/2024 e 2025/2026) sarà posto in pagamento l’intero importo della pensione perequato nel tempo. La pensione anticipata decorre trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti (cosiddetta “finestra”).I lavoratori che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2023, compreso quello dell’importo soglia pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale - chiarisce l’Inps - mantengono i requisiti previsti dalla precedente normativa. Anche per tali soggetti, se conseguono la pensione con decorrenza dal 2 gennaio 2024, l’importo massimo erogabile non potrà essere superiore a cinque volte il trattamento minimo in vigore.

 

Le incognite

Per il resto, nel 2025 non sono attese novità significative per le pensioni, con la legge Fornero che nonostante i proclami di una parte della maggioranza non verrà toccata. Rimangono invece le incognite per le misure in scadenza. In particolare per l’Ape Sociale e Opzione Donna, come pure per Quota 103: tutte opzioni di pensionamento introdotte per riconoscere una maggiore flessibilità in uscita rispetto a quanto stabilito dalla legge Fornero ma in scadenza nel 2024.

 

Ape sociale e Opzione donna

Per l’Ape sociale si potrebbe andare verso una conferma con i requisiti attuali. Il cosiddetto anticipo pensionistico è in scadenza a fine 2024 ma il governo potrebbe trovare le risorse per confermarlo, specialmente dopo l’incremento del requisito anagrafico scattato con l’ultima legge di Bilancio. Anche nel 2025 quindi disoccupati, invalidi (almeno al 74%), caregiver e gravosi possono smettere di lavorare all’età di 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi (6 in più per i gravosi) percependo nel contempo un’indennità sostitutiva di pensione (senza alcuna penalizzazione futura). Più incognite e incertezze ci sono per Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) che il governo vorrebbe sostituire con Quota 41 per tutti (togliendo quindi il limite di età). Un’operazione che dipenderà dalle risorse a disposizione del governo. Difficile anche immaginare un destino per Opzione donna, misura che il governo ha nuovamente ritoccato nel 2024 consentendo l’accesso alle sole lavoratrici con almeno 61 anni (con la possibilità di ridurre questo requisito di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni) che sono invalide, caregiver o licenziate (o in corso di) da grandi aziende.

Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 22:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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