Assunzioni e bandi, così lo sblocco degli investimenti

Giovedì 19 Luglio 2018 di Luca Cifoni
Il ministro Giovanni Tria
Le risorse non saranno molte, ma quelle che ci sono spesso non vengono usate bene e a volte non si riesce proprio a spenderle. È il paradosso degli investimenti pubblici nel nostro Paese, ben noto sia all’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sia al suo successore e attuale titolare di Via Venti Settembre Giovanni Tria. Il quale ha annunciato l’istituzione di una apposita task force per provare a sbloccare la situazione e contribuire per questa via a spingere l’economia, in un momento in cui il quadro internazionale mostra visibili segni di rallentamento. E ieri ha quantificato in 118 miliardi la somma disponibile in bilancio e sulla carta «immediatamente attivabili».

Come funzionerà la task force, che secondo quanto ha indicato il ministro dovrà muoversi «in maniera rapida e organica»? Il lavoro per farla partire è naturalmente ancora ad una fase iniziale, ma alcune idee di fondo sono state già definite. Alla struttura contribuiranno il ministero dell’Economia (con il coordinamento del capo segreteria tecnica Fortunato Lambiase), quello delle Infrastrutture e l’Anac (l’autorità anticorruzione), con un ruolo di supervisione di Palazzo Chigi e un possibile apporto della Corte dei Conti. Tra gli obiettivi principali ci sarà quello di fornire assistenza alle amministrazioni, in particolare quelle locali, che in questi anni si sono trovate in difficoltà per una serie di ragioni: dall’assenza di figure professionali adeguate al caos normativo generato dall’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti.

Dunque la task force entrerà in azione nelle fasi potenzialmente più problematiche dei progetti di spesa: ad esempio quella in cui serve preparare dei bandi di gara che evitino quanto più possibile successivi intoppi. Oppure interverrà per il reclutamento in tempi rapidi delle professionalità necessarie di cui un Comune o un’altra amministrazione possono avere bisogno: o attingendo a strutture centralizzate oppure assicurando che le relative assunzioni siano rese tempestivamente possibili con la legge di Bilancio. Un’altra funzione cruciale è quella del monitoraggio del progetto: anche su questo aspetto il supporto della nuova task force potrà essere decisivo.

L’ALTRO BRACCIO
L’altro braccio del piano di spinta agli investimenti dovrebbe essere la “banca” prevista nel programma di governo. Questa funzione sarà svolta dalla Cassa Depositi e Prestiti: in particolare verrebbe potenziato il suo ruolo nella finanza di progetto, in modo che possa anche operare da arranger per la parte privata dei finanziamenti alle opere. Intanto è stato appena messo a punto da Mef e Ragioneria generale dello Stato (e presentato ieri) il contratto standard di concessione per la progettazione, costruzione e gestione di opere pubbliche in partenariato pubblico privato.

Come già accennato, molte delle criticità recenti dipendono dalla difficile implementazione del nuovo Codice degli appalti, che pure era nato con le migliori intenzioni in particolare in chiave di contrasto alla corruzione. Solo lo scorso anno si è registrato qualche positivo segnale di inversione di tendenza, ad esempio con una ripresa dei bandi da parte dei Comuni (+13,1 per cento l’importo nel 2017) confermata anche nei primi tre mesi del 2018.

Ma nel frattempo si sono accumulati pesanti ritardi, come ha fatto notare anche l’Ance Un indicatore particolarmente allarmante è quello relativo ai Fondi europei: il livello della spesa (5,6 per cento a fine 2017) e quello della selezione dei progetti (44,8%) mettono a rischio il raggiungimento dei target fissati dalla Ue. In generale, la spesa per investimenti fissi lordi della pubblica amministrazione si è ridotta del 5,6 per cento lo scorso anno rispetto al precedente, con un calo in termini assoluti di circa due miliardi.
 
Ultimo aggiornamento: 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA