Caso Carige, l’accusa di Di Maio: «Ecco i responsabili del disastro»

Sabato 2 Febbraio 2019 di Rosario Dimito
Caso Carige, l’accusa di Di Maio: «Ecco i responsabili del disastro»
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ROMA La deriva di Banca Carige, commissariata da Bce il 2 gennaio, nasce da «una gestione scellerata» non solo «causata da incompetenza dei manager ma anche dalle commistioni con la politica». Intervenendo ieri alla Camera per rispondere alle interpellanze urgenti sulla crisi della banca genovese, Luigi Di Maio ha fatto riferimento «al segreto di Pulcinella» con la «vecchia politica e le banche andate a braccetto». In modo del tutto irrituale, vista la riservatezza dei dati e perciò scatenando un vortice di polemiche, il vicepremier ha così motivato la sua scelta: «I responsabili di questo disastro dovranno essere resi pubblici e pagare le conseguenze dei propri errori». Il capo di M5S ha citato tra i nomi coinvolti Alessandro Scajola, ex vicepresidente di Carige (oltre che ex sindaco e parlamentare), fratello dell’ex ministro Claudio; Luca Bonsignore, figlio di Vito Bonsignore ex eurodeputato Pdl; Giovanni Marongiu, sottosegretario per il centrosinistra con il governo Prodi, e Alessandro Repetto, parlamentare dell’Ulivo, ex consigliere Carige. «Credo di aver sempre agito in maniera onesta, pulita e competente e la commistione con la politica mi sembra assolutamente falsa», ha replicato Alessandro Scajola. «Ho contribuito alla caduta di Berneschi» si è a sua volta discolpato Repetto, «Di Maio ha sbagliato i tempi, il 30 gennaio c’è stato il decreto di archiviazione della procura di Roma su di me e altri sei consiglieri».

«Ancora non sappiamo se dovremo intervenire con fondi pubblici», ha proseguito Di Maio alla Camera. «Se decideremo di mettere soldi dei cittadini per salvare Carige, la banca sarà dei cittadini». «Un eventuale intervento dello Stato serve proprio per evitare questi rischi» di perdita dei posti di lavoro e di stretta creditizia per le imprese. «Il decreto varato - ha aggiunto - crea le condizioni per essere pronti per salvare e tutelare i risparmi dei cittadini». 

L’ELENCO
Il capo dei 5Stelle è tornato sul tema dei debitori della banca ligure. «Per lungo periodo Carige ha assunto rischi molto alti su numerose operazioni discutibili. Perdite su crediti per diversi miliardi». «Tra questi troviamo un debito 450 milioni per i finanziamenti erogati al Gruppo Messina, 250 milioni concessi con estrema leggerezza, come ha sottolineato anche Bankitalia, al Parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica fortemente voluta dalla politica ligure realizzata solo a metà sulla collina di Cornigliano, 35 milioni per il mutuo concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, 20 milioni erogati al gruppo facente capo a Beatrice Cozzi Parodi. Prestiti o fidi, in parte sanati, ma che hanno causato sofferenze alla banca, sono stati erogati per svariate decine di milioni di euro ad alcune società riconducibili al d\ottor Enrico Preziosi e per 20 milioni alla Prelios, società che faceva capo a Pirelli Re, del gruppo Pirelli». 

LA DISCONTINUITÀ
Dalla Bicocca è arrivata netta la smentita: «Pirelli non ha mai mancato di onorare i propri debiti e non ha quindi mai danneggiato alcuna banca, né ricevuto favori, tantomeno di natura politica». Per quanto riguarda Prelios, citata da Di Maio «si ricorda che dall’ottobre del 2010 non è controllata da Pirelli e che oggi Pirelli non è più azionista della stessa. A quanto risulta, Prelios aveva ricevuto un finanziamento da un pool di banche tra cui Carige, ottenendo nel tempo un normale prolungamento della linea di credito».

In una nota anche Bellavista Caltagirone, ha precisato: «Vorrei ricordare al ministro che quando il gruppo Acqua Marcia chiese e ottenne i prestiti dalle banche si trovava in uno stato di assoluta solidità finanziaria, tanto da poter fornire le adeguate garanzie». 

Fu Bankitalia nella relazione conseguente all’ispezione chiusa a luglio 2013 nella quale chiese una discontinuità rispetto alla gestione di Giovanni Berneschi, a mettere in evidenza la condotta disinvolta della politica creditizia fino ad allora. Sono posizioni debitorie datate, ciascuna delle quali sta seguendo un percorso differente tra cartolarizzazioni e ristrutturazioni del debito. 

Non risultano evidenze sulle nuove svalutazioni imposte dalla Bce dopo l’ispezione dell’estate 2018 che ha portato a perdite per 257 milioni. Sembra si trattino di perdite ulteriori derivanti dalle modalità diverse di calcolo degli accantonamenti, richieste dalla Vigilanza Unica. Ma non è chiaro se si riferiscano a partite incagliate da anni o a prestiti più recenti.
Ultimo aggiornamento: 11:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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