Dietro la consolle fa partire la maxi-playlist lunga due ore, con brevissimi intervalli tra un brano e quello successivo, giusto il tempo di leggere il titolo della canzone che sta per partire e i relativi interpreti e autori. Con lo sguardo, Amadeus cerca di cogliere le reazioni dei giornalisti seduti davanti a lui: è la prima volta che fa ascoltare le 30 canzoni che ha scelto di portare in gara al Festival di Sanremo 2024 a qualcuno che non faccia parte della ristrettissima cerchia dei suoi collaboratori.
È un banco di prova non solo per gli artisti, che si prestano al tradizionale gioco - o rito - delle pagelle.
@ilmessaggero.it Dietro la consolle fa partire la maxi-playlist lunga due ore, con brevissimi intervalli tra un brano e quello successivo, giusto il tempo di leggere il titolo della canzone che sta per partire e i relativi interpreti e autori. Con lo sguardo, Amadeus cerca di cogliere le reazioni dei giornalisti seduti davanti a lui: è la prima volta che fa ascoltare le 30 canzoni che ha scelto di portare in gara al Festival di Sanremo 2024 a qualcuno che non faccia parte della ristrettissima cerchia dei suoi collaboratori. È un banco di prova non solo per gli artisti, che si prestano al tradizionale gioco - o rito - delle pagelle. Ma anche per lo stesso conduttore e direttore artistico, che al suo quinto Festival ormai si muove abilmente. Ecco i nostri voti. 📝 Mattia Marzi / #ilmessaggero #sanremo2024 #sanremo #brani #big #concorrenti #gara #amadeus #pagelle ♬ Neon Bass - Tangelene Bolton
Clara
Clara - “Diamanti grezzi” (voto: 5)
L’apertura è orchestrale, ma poi diventa un pezzo dance, con la cassa in quattro e una metrica che ricorda lo stile di Mahmood: «Cosa siamo noi? Solo diamanti grezzi». La star di Mare fuori non cerca soluzioni facili: funzionerà meglio sul palco.
Diodato
Diodato - “Ti muovi” (voto: 7)
Parte come una ballata à la Radiohead, prima di virare verso la canzone italiana Anni ’70. Il cantautore pugliese non si snatura. Una canzone elegante e raffinata che si muove sul solco di Fai rumore: «Tu ancora ti muovi / qui dentro ti muovi / cerchi l’ultima parte di me / che crede ancora sia possibile».
Mahmood
Mahmood - “Tuta gold” (voto: 8)
Una Soldi 2.0, con tanto di clap clap sul ritornello: «5 cellulari nella tuta gold / baby non richiamerò». Canta di fratelli persi, di periferia e del padre che vuole togliergli il cognome. Già sentita, ma spopolerà.
Sangiovanni
Sangiovanni - “Finiscimi” (voto: 5)
Una lettera di scuse. Non è un mistero: è dedicata alla ex, la ballerina Giulia Stabile, conosciuta ai tempi di Amici. «Non so come si controllano le emozioni / perciò delle volte ho fatto il cogl.»: al primo ascolto non lascia il segno, ma crescerà.
Loredana Bertè
Loredana Bertè - “Pazza” (voto: 9)
A 73 anni fa pace con il passato: «Mi sono odiata abbastanza / prima ti dicono pazza / poi ti fanno santa». E rivendica: «Se in giro è tutto un manicomio / io sono la più pazza che c’è». La regina del rock italiano è sul trono.
Bnkr44
Bnkr44 - “Governo punk” (voto: 6)
Niente polemiche: Governo punk fa assonanza con «dammi una città». La provincia, il garage, il punk: sul palco il sestetto toscano farà casino.
Alessandra Amoroso
Alessandra Amoroso - “Fino a qui” (voto: 7)
È la “vecchia” Sandrina, come la chiamano i fan, quella di Immobile e Stupida. La produzione di Takagi & Ketra inganna: niente reggaeton, è una ballata tradizionale e canonica. Cita Vasco: «A sentirmi come Sally / senza avere più voglia di fare la guerra».
Fred De Palma
Fred De Palma - “Il cielo non ci vuole” (voto: 5)
È la quota Cenere di questa edizione: ritmo trascinante, autotune e ritornello che riempirà le discoteche. Il principe del reggaeton italiano scopre la disco, ma il testo non è ispiratissimo. Parla di overdose di riampianti: «Ma tu promettimi che staremo bene anche all’inferno».
Fiorella Mannoia
Fiorella Mannoia - “Mariposa” (voto: 7)
L’interprete romana si mette in gioco con un pezzo che guarda al sudamerica. Parla di femminismo: «Sono una Madonna e il pianto / sono stupore e meraviglia / sono negazione e orgasmo». Nel testo cita anche la sua fondazione Una nessuna centomila. Punta al Premio della Critica.
The Kolors
The Kolors - “Un ragazzo una ragazza” (voto: 8)
Un po’ Salirò di Daniele Silvestri, un po’ Musica leggerissima di Colapesce e Dimartino e un po’ la loro Italodisco: tra violini Anni ’70, fiati e bassi funk, è letale. «Un ragazzo incontra una ragazza / la notte poi non passa / la notte se ne va». È già tormentone.
Emma
Emma - “Apnea” (voto: 8)
Più a fuoco di due anni fa. Si butta in pista, in versione Anni ’80, strizzando un po’ l’occhio nel ritornello a Non succederà più di Claudia Mori. Il ritornello acchiappa: «È colpa mia se adesso siamo in bilico / ma è colpa tu, hai gli occhi che mi uccidono». Sarebbe perfetta per l’Eurovision.
Santi Francesi
Santi Francesi - “L’amore in bocca” (voto: 4)
Il testo gioca sui doppi sensi: «Mi hai lasciato con l’amore in bocca». Al primo ascolto non decolla e non sfonda.
Rose Villain
Rose Villain - “Click boom!” (Voto: 4)
Fino al primo ritornello è una ballata. Poi cerca l’effetto sorpresa: «Senti il mio cuore fa così boom boom boom». Rischia di suonare un po’ sconclusionata.
Negramaro
Negramaro - “Ricominciamo tutto” (voto: 7)
Una ballatona tutta «discese e risalite». La citazione di Battisti non è casuale: «Eravamo una canzone di Battisti all’alba, anche senza bionde trecce», canta Giuliano, autore unico del testo e della musica. Intensa.
BigMama
BigMama - “La rabbia non ti basta” (voto: 5)
Sorpresa: la rapper della body positivity non parla di bosy positivity. Almeno, non esplicitamente. Su una cassa in quattro, canta: «Guarda me / adesso sono un’altra / la rabbia non ti basta». Un accenno rap non basta a far venire fuori quella rabbia.
Renga e Nek
Renga e Nek - “Pazzo di te” (voto: 5)
La canzone sembra uscire fuori da un Sanremo degli Anni ’90, ultraclassica: fanno il loro, da signori del pop italiano old school.
Ghali
Ghali - “Casa mia” (voto: 5)
Il testo è un dialogo tra lui e un alieno che scopre la Terra. Tra una strofa e l’altra, prova a infilare versi sull’attualità: «Ma come fate a dire che qui è tutto normale / per tracciare un confine con linee immaginarie / bombardate un ospedale». Poi si disimpegna: «Il prato è verde / il cielo è blu». Ha scritto cose più ispirate.
Irama
Irama - “Tu no” (voto: 5)
Una ballata su una relazione tossica: «Non ti lascerò ancora una volta vedermi crollare / e mi innamorerò di lei / ma tu non saprai mai chi è». Non il migliore Irama, ma sul palco lascerà il segno.
Angelina Mango
Angelina Mango - “La noia” (voto: 8)
La penna di Madame si sente, nello stile narrativo: «Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa». Il tocco di Dardust pue, nelle chitarre del ritornello. È una cumbia: quantomeno propone una soluzione diversa.
Geolier
Geolier - “I p’ me, tu p’ te” (voto: 8)
Aveva promesso che avrebbe partecipato al Festival solo con un pezzo in napoletano e non si smentisce. C’è solo un verso in italiano, nel ritornello: «E tutto quello che ho perso, non posso fare nient’altro». La ritmica elettronica lo fa sembrare il fenomeno Liberato.
Maninni
Maninni - “Spettacolare” (voto: 5)
Da perfetto sconosciuto a big: il cantautore pugliese è la scommessa di Amadeus. Gioca sul sicuro: la canzone è sanremese, un pop forse fin troppo pulito che ricorda lo stile di Ermal Meta. «Come l’amore il primo giorno d’estate / come i dischi belli che non scordi più».
La Sad
La Sad - “Autodistruttivo” (voto: 6)
Inno da pub crawl: «L’amore spacca il cuore a metà / ti lascia in coma dentro il solito bar». Il testo gioca con un immaginario pop punk: «Vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casino». Divertono. Ma è tutto qui?
Gazzelle
Gazzelle - “Tutto qui” (voto: 7)
Punta sul romanticismo. E da principino di Prati canta: «Vorrei scappare per un po’ da Roma Nord». Meno incazzoso del solito e più intimista.
Annalisa
Annalisa - “Sinceramente” (voto: 8)
«Ho vito lei che bacia lui, che bacia lei, che bacia me»: ah no, quella è un’altra. Qui la popstar si scatena su altri versi: «Mi piace quando quando quando quando piango». E cita Alice: «Ti lascio un messaggio». Irresistibile.
Alfa
Alfa - “Vai!” (voto: 6)
Folk, con tanto di fischio. Canta la fame di avventure della sua generazione: «Tu non guardare indietro mai e vai». Un inno motivazionale che sembra uscire fuori da un film Disney.
Il Volo
Il Volo - “Capolavoro” (voto: 5)
«All’improvviso cadi dal cielo come un capolavoro / prima di te non c’era niente di buono»: gli piace vincere facile. Scommettiamo che sarà la più gettonata ai matrimoni, quest’anno? Non aggiunge nulla allo stile del trio, ma li porterà in alto.
Dargen D'Amico
Dargen D’Amico - “Onda alta” (voto: 8)
Dopo Dove si balla sembrava essersi definitivamente perso. A sorpresa, tira fuori dal cilindro una hit: «Sta arrivando sta arrivando l’onda alta, non ci resta che pregare finché passa». Se ne parlerà.
Il Tre
Il Tre - “Fragili” (voto: 5)
Anche lui chiede scusa alla ex: «In questo mare nero sei la mia isola / forse mi ucciderai ma volevo solo restarci di più». Il rapper romano, però, qui è un po’ meno ispirato del solito.
Mr. Rain
Mr. Rain - “Due altalene” (voto: 5)
«Io e te fermiamo il mondo insieme». Stavolta niente coro di bambini, ma qualcosa s’inventerà per provare a dare la spinta a una canzone che su disco non decolla.
Ricchi e Poveri
Ricchi e Poveri - “Ma non tutta la vita” (voto: 6)
Si autocitano subito, all’inizio: «Che confusione». Trasformeranno l’Ariston in una pista da ballo: «Dammi retta scendi adesso in pista / gira, gira, girerà la testa». Faranno furore: la citazione di Raffaella non è casuale.