E’ scoppiata: la settimana della moda a Milano con destinazione l’autunno-inverno 2016-2017 è iniziata su sottofondo di polemiche irrinunciabili. Londra, New York, Milano e Parigi compongono il quadrilatero sul quale si muove l’intero universo dell’abbigliamento dedicato al lusso o comunque a un mercato medio , medio alto, altissimo . In poche stagioni il peso delle sfilate presentate nella grande mela ha acquistato valori non sempre corrispondenti alla realtà ma piuttosto a una politica mediatica condotta con intelligenza e nello stesso tempo con malcelata sudditanza da parte dei comunicatori più disposti a esaltare ciò che si presenta oltre confini che a dare una mano alla ribalta italiana.
In ogni caso Milano detta ancora pagine di estrema rilevanza sia sotto il profilo creativo che su quello di mercato. Efficace l’organizzazione , vivace la presenza della Camera Nazionale della Moda che sotto la nuova presidenza di Carlo Capasa sta dimostrando grinta e sicurezza, importanti le presenze in calendario (ma anche fuori calendario) che per una settimana terranno con il fiato sospeso il mondo più vicino alla qualità.
Prima giornata con messaggi dettati da grandi firme del pret-à-porter, da Roberto Cavalli a Genny, Simonetta Ravizza, Alberta Ferretti. In queste circostanze gli aspetti curiosi si propongono in quantità industriali, a cominciare dalla trasmissione dei messaggi da parte degli uffici di P.R. che vanno a gara per rendere poco comprensibili ma intriganti le segnalazioni.
Vogliamo restare sul semplice? Prendiamo Gucci che annuncia una sfilata “rizomatica”. Non è chiaro? Studiati Deleuze o Guattari, dedicati al sistema delle erbacee che si espandono nel terreno disordinatamente. In parole più normali vestiti come ti pare, senza dettati rigorosi ma con tante possibilità di assemblare, di comporre, lungo la via del “mosaico” che caratterizza il look del nostro tempo.
Bellissimi gli stampati proposti da Patrizia Pepe, modelli caldi in lana di aspetto comunque leggero. La stilista ha immaginato una donna lievemente vagabonda, falsamente sbandata, coraggiosamente fedele a una propria identità interpretata con il vestire libero che è in sintesi la chiave di lettura della nuova moda. Una fdormula che ha premiato nel tempo Coco Chanel che rivoluzionò il costume eliminando busti, bustier e bustini sotto al vestito. Semplificazioni ne sono state fatte e se ne fanno seguendo quella via della semplificazione che tanti creatori hanno cominciato a premiare.
Francesco Scognamiglio si arrocca con allusioni modernissime al tempo di un’aristocrazia viennese presente nella leggerezza e nell’eleganza di alcune proposte e assegna al Cavaliere della rosa straussiano il compito di proporre l’abito di domani.
Energia cinetica è l’indicazione che Max Mara fornisce per la lettura del suo look vincente. La griffe del bel vestire senza eccessi e senza ipocrisie ha fatto centro ancora una volta con la sua moda più-che-portabile ma comunque very trendy. Ed è solo l’inizio. Oggi si aspetta il verbo fatale: Prada.
Ultimo aggiornamento: 02:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi