MODI E MODA di
Luciana Boccardi
Mettiti al collo una "jolanda"...
e usciamo
Venerdì 9 Novembre 2018
di luciuana boccardi
L’abbiamo conosciuta fin da bambini come l’indumento irrinunciabile dell’inverno: “ mettiti la sciarpa che tira vento” era il ritornello che precedeva i due o tre giri intorno al collo di sciarpe quasi sempre fatte a mano, lavorate a ferri con i punti più sofisticati per renderle anche un pezzo elegante del guardaroba. E non c’erano differenze di genere: maschi o femmine, la sciarpa girata a protezione dal freddo era presente dai primi giorni dell’inverno fino allo sbocciare della primavera. Ma la vita della sciarpa si perdeva in un tempo ben più lontano se pensiamo che già nell’antica Roma la troviamo, soprattutto come stola , divenuta poi parte integrante anche della mise ecclesiastica. Una sciarpa di damasco viene trovata nel Duecento anche nell’inventario del guardaroba di una regina della dinastia D’Angiò , considerata un elemento integrante del costume reale. Con il passare dei secoli vediamo sciarpe di ogni tipo, indossate sia da uomini - anche come parte integrante di uniformi o dettagli di complemento per abiti da cerimoni - mentre per le donne l’uso di una stola diventa anche motivo di difesa pudica a fronte di scollature eccessive.
Nel Seicento la sciarpa diventa quasi dettaglio obbligato , presente in frammenti di lino, bordati di pizzo o interamente di merletto prezioso nel guardaroba maschile quasi ad anticipare la funzione che in seguito avrà la cravatta. Bordata d i pelliccia o in tessuto raffinato diventa il complemento irrinunciabile per una mise elegante femminile: con il passare del tempo, interamente di pelliccia, diventerà il boa che (preferibilmente di volpe argentata ) terrà banco nella moda fino all’inizio della seconda metà del Novecento.
Passata vincente attraverso i secoli, la sciarpa – non più intesa solo come elemento protettivo - oggi costituisce un pezzo irrinunciabile per la moda femminile e maschile: di seta, di chiffon, di lana morbida, o preziosissima, di cachemire ( come le elitarie sciarpe in garza di cachemire che hanno dato lustro alla fortuna di Cucinelli). Si portano d’inverno e d’estate, in colori uniti o in fantasia, ricamate o terminanti in frange: lunghe, lasciate cadere nei due lati davanti , con un vestito , un tailleur, un cappotto, completano un look dando un tocco di personalità del quale la moda ha sempre bisogno: guai se sembrassimo dei manichini usciti dalla vetrina di una boutique senza un minimo di intervento personalizzante!
Visto il successo che questo frammento di tessuto ha tuttora nella nostra moda, la fantasia degli stilisti si è sbizzarrita a proporre sciarpe, stole, lunghi fichou. E sappiamo che quando gli stilisti volano possono anche osare voli fantasmatici… Sta accadendo ora con un oggetto di moda griffatissimo: una sciarpa di Fendi in tessuto sofisticato e inserto di pelliccia che - se plasmata addosso in un certo modo – può evocare “ l’Origine del mondo “ di Gustave Courbet: la zona femminile dove non batte il sole. Chiamata subito dalla rete (non certo dalla Maison che considera l’evento frutto di pura fantasia immaginifica) “Fendi- vulva-skarp “ , la sciarpa del peccato ha dato spunto alla stampa di tutto il mondo per commenti salaci (il “Guardian” ne ha fatto un “caso”). Non penso (ma…honi soit qui mal y pense!) che corrisponda alla volontà dello stilista quell’assonanza erotica che l’humour di Luciana Littizzetto potrebbe tradurre in ” Fendi-Jolanda-skarp” ( magari in attesa che qualche talento stilistico o qualche osservatore mariuolo scopra in qualche anfratto della rete qualche provocatorio “Walter foulard”).
Tanto è bastato comunque per dare il via a un business che fino a esaurimento di “novità” sta registrando vertici di incasso per la nuovissima Fendi in vendita a 790 euro nelle boutique della griffe.
Voluta o casuale la similitudine aggiunge una tessera a quella rincorsa oggi in atto nella moda verso l’effetto sexy , verso l’estremo , come le sfilate nei cimiteri, la passerella tra i morti o scenografie che presentano la Madonna incinta e scollacciata: un tributo teatrale alla trasgressione illusoriamente vissuto come vertice d’arrivo stilistico.
Ultimo aggiornamento: 14:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA