Orafi artigiani alla finestra, ma la locomotiva Usa torna a tirare

Venerdì 20 Gennaio 2017
Onorio Zen di Confartigianato

VICENZA - Aperta VicenzaOro January, piccole imprese del settore con molte attese. Onorio Zen, orafo di Romano, presidente della categoria Metalli Preziosi di Confartigianato Vicenza, spiega: «Lo scenario internazionale è decisamente complesso e instabile, il che ha fatto crescere le richieste di oro per investimento e il calo della domanda per la gioielleria e l'oreficeria. Inoltre mercati di sbocco storici dell’oreficeria vicentina come gli Emirati risentono delle forti tensioni dell’area Medio Orientale, mentre Hong Kong avverte le conseguenze della contrazione del Pil della Cina». 

L'apertura di VicenzaOro

 

L’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza sull’export del settore orafo vicentino nei primi nove mesi del 2016 mostra che la vendita all’estero di prodotti orafi ha avuto un valore pari a 973,9 milioni di euro, oltre un quinto (21,4%) dell’export nazionale del settore. Vicenza - con le sue 782 imprese orafe, di cui 437 artigiane (55,9%) – ha confermato quindi il suo terzo posto tra le maggiori province esportatrici orafe italiane. Nella Ue, la provincia è al sesto posto per prodotti orafi venduti all’estero, esportando il triplo della Spagna e metà dell’intera Germania. Tutto questo nonostante il fatto che il comparto orafo di Vicenza nei primi nove mesi del 2016 abbia registrato una contrazione del 10% delle vendite all’estero. Un trend al ribasso che ha riguardato anche le altre principali province esportatrici del settore, vale a dire Alessandria (-11,8%) e Arezzo (-2,5%) che, insieme a Vicenza, rappresentano il 75,8% dell’export orafo italiano. In calo vendite in Svizzera, Hong Kong, Emirati Arabi Uniti. In crescita Israele, Giordania, Malaysia, Australia e Usa. 

«L'incremento del 12,2% negli Stati Uniti – sottolinea Zen - vale il secondo posto tra le principali destinazioni delle nostre esportazioni di preziosi. Fra l’altro, agli Usa si può legare anche la crescita del nostro export in Giordania, in particolare per il catename, che poi viene riesportato a dazio zero verso l’America». «La tenuta delle piccole imprese non è facile - osserva Zen -, non avendo esse la possibilità di affermarsi con un proprio brand. Però anche l’unbranded, se di grande qualità e stile, ha spazio in nicchie di mercato dove si ricercano il prodotto veramente italiano e la manifattura artigianale tipica del nostro territorio. E poi ci sono piccole imprese che comunque hanno chiuso il 2016 con un significativo incremento di fatturato: design, prodotto di qualità, dinamismo, marketing, sono sicuramente fattori determinanti. Se poi la produzione è tracciata lungo la filiera a garanzia del Made in Italy, questi elementi diventano valori strategici». 
 

Ultimo aggiornamento: 14:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA