San Bortolo, parlano i medici:
«Bisogna rivedere l'etica»

Venerdì 29 Aprile 2016 di Roberto Cervellin
Annalisa Zanon, presidente dell'associazione Donne medico

VICENZA - La bufera che si è abbattuta sul San Bortolo ha messo in allarme i medici. La vicenda sulla gara delle Cannule fatta attraverso Whatsapp ha creato non poca preoccupazione tra la categoria. «Rischiamo di essere screditati», attacca Annalisa Zanon, medico che, per vent'anni, ha lavorato proprio al pronto soccorso di via Rodolfi, il luogo nel quale è esposa “la bomba” di cui si aprla in tutta Italia. La dottoressa, oltre a lavorare all'interno dell'ospedale, è anche responsabile dell'associazione Donne medico, di cui fanno parte una trentina di persone
«Non conosco i responsabili e non ero a conoscenza di quello che sembra essere stato un gioco - ammette - Una cosa dev'essere chiara. In ospedale lavorano fior di professionisti. Dico questo perché notizie del genere gettano un'ombra su tutti i medici. Ma non dev'essere così».

 




Rimedi? «Secondo me bisogna rivedere l'etica. Strumenti come Whatsapp sono utili, ma vanno usati in modo diverso. Non so come stiano procedendo le indagini e non entro nel merito, ma ho notato delle incongruenze. Si parla di cateteri venosi centrali. Non è che i medici possano metterli tanto facilmente. Alcuni termini, secondo me, sono stati travisati». Infine un auspicio: «E' chiaro che bisogna parlare con tutti gli operatori sanitari per fare in modo che situazioni come queste non si ripetano - conclude Zanon - Al pronto soccorso lo stess è alto, ma serve un'analisi costruttiva». Sul caso interviene Massimiliano Zaramella, medico del San Bortolo e presidente dell'associazione Obiettivo Ippocrate: «Abbiamo una profonda amarezza, perché questa situazione mina il rapporto con i pazienti, che dev'essere in simbiosi con noi medici. Certi fatti ci feriscono profondamente e rischiano di complicare il lavoro che stiamo facendo per avvicinarci ai nostri pazienti».

Ultimo aggiornamento: 11:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA