BOLOGNA - Un sorriso, dopo la brutta avventura. La vicentina Giulia Ginato, speleologa 34 enne, residente a Bologna, davanti ai microfoni della Rai è sollevata ma ripercorre con un brivido ciò che le è successo. Salvata dal Soccorso alpino e speleologico dell’Emilia Romagna dopo che una roccia l'aveva travolta nella Grotta del Partigiano, nel Parco dei Gessi a San Lazzaro, alle porte di Bologna.
Nel letto d'ospedale ripercorre le brutte ore trascorse durante una "missione" di routine e spiega che poteve andarle molto peggio: «Ero lì con il mio compagno, ad un certo momento una lama di roccia mi è piombata sulla schiena. Per fortuna, però, mi ha colpito lateralmente, altrimenti non so come me la sarei cavata». Ha rischiato molto, durante l'escursione con tre amici speleologi, a 30 metri di profondità. Tre costole rotte e un salvataggio non facile perché l'imbocco della grotta non era abbastanza largo per i soccorritori. Hanno dovuto allargarlo con i martelli pneumatici. Otto ore da incubo per Giulia.
«Ho pensato di non farcela, di morire. O comunque ho creduto che avrei riportato danni permanenti. Non riuscivo a muovermi, mi mancava il respiro. Ho pensato di essermi schiacciata un polmone o spezzata la schiena» ha dichiarato alla stampa la vicentina. E ora, le chiedono, come la mettiamo con la passione speleologica? «Non nascondo che ci sto pensando, se tornare ancora lì sotto. Ma penso che la passione, alla fine, la vincerà».
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