Folle gara in ospedale, è l'ora
dei veleni tra infermieri e primario

Martedì 3 Maggio 2016 di Giuseppe Pietrobelli
Folle gara in ospedale, è l'ora dei veleni tra infermieri e primario
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Spunta una registrazione maligna nel caso dei medici ed infermieri vicentini accusati di aver organizzato una gara a colpi di aghi e di cannule sulla pelle dei malati al Pronto Soccorso del San Bortolo. Perchè i dipendenti chiamati a rapporto dal primario del reparto, all'inizio di gennaio, avevano avuto l'astuzia di attivare un dispositivo che aveva tracciato il dialogo con il superiore: le contestazioni di un folle accordo, un divertimento in corsia, e le risposte stupite, la negazione di qualsiasi addebito. Quella registrazione, accoppiata e avvalorata dalle conclusioni dell'Ufficio disciplinare che ha assolto sei su otto dei dipendenti (un medico e cinque infermieri) getta qualche ombra sulla ricostruzione trapelata giorni fa dopo la conclusione del procedimento amministrativo. E' quello che sostiene un sindacato degli infermieri, il Nursind, secondo cui non è vero quello che il primario ha scritto nel rapporto che ha dato avvio all'istruttoria.
Veleni in corsia? Un'altra verità? Di certo la Regione Veneto tira diritto. Ieri l'avvocato Ezio Zanon, che ha già scritto una lettera alla Procura della Repubblica su mandato del governatore Luca Zaia, avrebbe dovuto incontrare il procuratore Antonino Cappelleri. Il faccia a faccia è slittato a domani. La Regione sollecita un'inchiesta, la magistratura ha già aperto un fascicolo per le frasi choc in cui infermieri e medici si sfidavano a chi infilava la cannula più grossa nelle vene dei pazienti.
Qual è la verità sui fatti del San Bortolo di Vicenza? Dai documenti dell'indagine disciplinare emerge una ricostruzione in parte controversa. Il Nursind sostiene che il primario del Pronto Soccorso avrebbe calcato la mano, mettendo a verbale che i medici e gli infermieri avrebbero ammesso con lui l'esistenza della gara. Ma ecco la registrazione che smentisce il dottor Vincenzo Riboni e che trova accoglimento nelle stesse "sentenze" dell'Ufficio disciplinare dell'Ulss 6. Cominciamo dal 21 gennaio 2016. Quel giorno il primario chiede di avviare il procedimento. Fa riferimento a un incontro avvenuto l'11 gennaio quando ha convocato nel suo studio medici e infermieri a cui ha contestato lo scambio di messaggi su Whatsapp avvenuto il 3 dicembre 2015, «che avrebbe evidenziato la volontà di realizzare una gara a punti per l'utilizzo di aghi o cannule delle maggiori dimensioni possibili nel trattamento dei pazienti del Pronto Soccorso». Questa è la formulazione del capo d'accusa firmata il 27 gennaio dall'avvocato Laura Tedeschi, dirigente dell'Ufficio affari legali dell'Ulss.
Quando il 23 febbraio gli infermieri vengono interrogati, si difendono con un colpo a sorpresa. Ecco spuntare la registrazione. Secondo gli infermieri, scrive l'avvocato Tedeschi, “il verbale di sintesi redatto in occasione dell'incontro, a firma del dr. Riboni, che fa riferimento ad ammissioni dei fatti da parte di alcuni partecipanti, non riporta fedelmente il contenuto delle dichiarazioni che in tale sede sono state rese” dagli operatori sanitari. Il verbale era invece una prova d'accusa. Medici e infermieri sostengono che il 2 dicembre, durante una cena, «si è discusso della differenza tra le funzioni del medico e dell'infermiere di pronto soccorso», ma «non si è mai ipotizzato di svolgere una gara a punti...». L'avvocato Tedeschi annota: «La trascrizione, la cui fedeltà è stata verificata tramite l'ascolto diretto, evidenzia come nessuno dei presenti abbia ammesso di aver ideato e poi realizzato una gara a punti». A questo punto la domanda è legittima: chi ha detto la verità?
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