La Fiera si sposa con Rimini, il vice
è Marzotto: «Secondi solo a Milano»
Polemiche: «Ma è una svendita»

Martedì 25 Ottobre 2016 di Roberto Cervellin
Lorenzo Cagnoni e Matteo Marzotto, rispettivamente presidente di Fiera di Rimini e di Vicenza

VICENZA - «La Fiera sarà svenduta». «No, con l'aggregazione diventeremo leader a livello nazionale». Nozze più vicine tra la Fiera di Vicenza e quella di Rimini. L'aggregazione ha ottenuto il via libera della Provincia - al consiglio, riunitosi il 24 ottobre, ha preso parte il presidente di via dell'Oreficeria Matteo Marzotto - e ora si appresta ad avere il “sì” del consiglio comunale. Il 25 ottobre alle 17 l'assemblea di sala Bernarda verrà convocata per il voto finale. Nel frattempo è arrivato il placet della Camera di commercio, terzo azionista dell'ente.
 

 

Ma le polemiche non mancano. «L'ente finirà annacquato in una società dove interessi del territorio e comparto orafo non conteranno nulla». Parole di Claudio Cicero, consigliere della civica Impegno a 360 gradi. Sotto accusa la quota di minoranza che Vicenza avrà nella nuova holding. «Credo che non ci si renda conto di ciò che accadrà. Con il 19% non saremo in grado di determinare niente - prosegue Cicero - Il comune rinuncia a un capitale e a un brand importanti e ottiene una partecipazione minoritaria. Se dobbiamo perdere la Fiera, meglio puntare sul mercato e investire il denaro in servizi e strutture per il sociale».

Dura anche la consigliera dei 5 stelle Liliana Zaltron: «Fiera di Vicenza conterà come il 2 di picche - tuona -. Le partecipazioni del comune e la conseguente ricchezza dei cittadini perdono pezzi importanti». Zaltron fa i conti in tasca al'azienda e in particolare ai costi legati all'ampliamento dei padiglioni: «L'ente ha un debito di oltre 40 milioni - rincara -. La fusione è un prologo al mesto tramonto della capacità di dirigere un asset del territorio. Non avremo più né controllo né autonomia decisionale».

Di parere diverso Marzotto, il quale non ha escluso la prossima quotazione in borsa: «Diventeremo il secondo polo fieristico italiano dopo Milano - ha detto - L'operazione ci permette di ristrutturare una parte della fiera oggi vecchia e inutilizzabile. E' il frutto di un grande lavoro di squadra, che dà il via a un processo di fusione tra due grandi player di settore, che cambieranno i paradigmi del sistema fieristico italiano, valorizzando un progetto industriale di grande levatura».

ll matrimonio giunge dopo l'abbandono dell'ipotesi di unione con Verona. La fusione con Rimini - che ospita eventi come i saloni dell'auto e del turismo, la manifestazione dedicata al benessere e il meeting per l'amicizia - darà vita a un organismo con un fatturato di 120 milioni e un patrimonio netto di 100 milioni. Quanto a Vicenzaoro, il presidente della Provincia Achille Variati è stato chiaro: «Non lascerà la città. Per spostarla servirebbe l'unanimità del nuovo cda, del quale faranno parte due nostri rappresentanti». Chiaro il riferimento agli accordi raggiunti tra i due enti, che prevedono la conferma del riminese Lorenzo Cagnoni alla presidenza della nuova società e l'ingresso in consiglio di due membri espressi da Fiera di Vicenza. Uno di questi sarà Marzotto, che assumerà il ruolo di vicepresidente.