VICENZA - «I militari americani non sono i benvenuti». Lacrimogeni, fuochi d'artificio, striscioni di protesta. Base Del Din blindata la sera del 16 gennaio per la mobilitazione dei No Dal Molin. A dieci anni del “sì” dell'ex presidente del consiglio Romano Prodi alla realizzazione della caserma, gli attivisti sono tornati ad alzare la voce con un corteo contro “la guerra e le servitù militari”. Un corteo che, hanno detto i protagonisti, voleva essere una «passeggiata popolare per denunciare lo sfruttamento del territorio».
Al grido di “yankees go home”, il gruppo a capo del presidio - aperto fino al 27 gennaio a ponte del Marchese, tra Vicenza e Caldogno - ha lanciato fuochi d'artificio verso il deposito mezzi della base. La polizia, intervenuta per presidiare l'area ed evitare scontri, ha risposto con i lacrimogeni. «Quegli agenti hanno difeso un esercito che la città non vuole», hanno rincarato gli attivisti. Ma le contestazioni non sono che all'inizio. Per il 21 gennaio, giorno dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, i No Dal Molin hanno annunciato un'altra manifestazione “contro le basi e le grandi opere”.
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