VICENZA - Borsa italiana non approva la quotazione in Borsa della Popolare di Vicenza. Lo si legge in una nota, in cui si precisa che «non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato».
«Borsa Italiana - si legge in una nota - non dispone l'inizio delle negoziazioni e pertanto il provvedimento di ammissione delle azioni della Banca Popolare di Vicenza è da considerarsi decaduto». Borsa spa ha infatti deciso che «non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato» a causa dei risultati dell'offerta di sottoscrizione delle azioni dell'istituto finalizzata alla quotazione. L'avvio delle negoziazioni era infatti subordinato «alla verifica della sufficiente diffusione degli strumenti finanziari»: al termine dell'offerta Borsa ha rilevato che il 91,72% del capitale sarebbe in mano a «un unico soggetto» (il fondo Atlante), 10 investitori istituzionali avrebbero il 5,07% del capitale (di cui il 4,97% in mano a un unico investitore «indicato come non computabile ai fini del flottante»), il pubblico indistinto avrebbe avuto lo 0,36% e gli azionisti preesistenti il 2,86%.
Con il fallimento dell'ipo il fondo Atlante, che sottoscriverà integralmente l'aumento di capitale da 1,5 miliardi, avrà il 99,33% della banca. Quaestio Sgr conferma che il fondo sottoscriverà l'intero aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza per un controvalore complessivo di 1,5 miliardi di euro, venendo a detenere una partecipazione del 99,33%. 'Atlante', si legge in una nota, «intende sostenere la ristrutturazione, il rilancio e la valorizzazione della Banca, avendo come obiettivo prioritario l'interesse dei propri investitori».
«Non mi aspettavo nient'altro.
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Ultimo aggiornamento: 23:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA «Borsa Italiana - si legge in una nota - non dispone l'inizio delle negoziazioni e pertanto il provvedimento di ammissione delle azioni della Banca Popolare di Vicenza è da considerarsi decaduto». Borsa spa ha infatti deciso che «non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato» a causa dei risultati dell'offerta di sottoscrizione delle azioni dell'istituto finalizzata alla quotazione. L'avvio delle negoziazioni era infatti subordinato «alla verifica della sufficiente diffusione degli strumenti finanziari»: al termine dell'offerta Borsa ha rilevato che il 91,72% del capitale sarebbe in mano a «un unico soggetto» (il fondo Atlante), 10 investitori istituzionali avrebbero il 5,07% del capitale (di cui il 4,97% in mano a un unico investitore «indicato come non computabile ai fini del flottante»), il pubblico indistinto avrebbe avuto lo 0,36% e gli azionisti preesistenti il 2,86%.
Con il fallimento dell'ipo il fondo Atlante, che sottoscriverà integralmente l'aumento di capitale da 1,5 miliardi, avrà il 99,33% della banca. Quaestio Sgr conferma che il fondo sottoscriverà l'intero aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza per un controvalore complessivo di 1,5 miliardi di euro, venendo a detenere una partecipazione del 99,33%. 'Atlante', si legge in una nota, «intende sostenere la ristrutturazione, il rilancio e la valorizzazione della Banca, avendo come obiettivo prioritario l'interesse dei propri investitori».
«Non mi aspettavo nient'altro.
Se non c'era flottante era ovvio» ha detto stasera il presidente di Consob Giuseppe Vegas sulla mancata quotazione di PopVi. «Non è detto che sia un brutto segnale - aggiunge -. Dal male può anche venire una cosa buona, è una decisione del mercato e noi siamo ovviamente per il mercato».
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