Recoaro, futuro né limpido né chiaro
a rischio gli ultimi 67 lavoratori

Domenica 28 Agosto 2016 di Giuseppe Pietrobelli
Recoaro, futuro né limpido né chiaro a rischio gli ultimi 67 lavoratori
1
RECOARO - Un grande punto interrogativo aleggia sul futuro delle terme che incantarono la regina Margherita di Savoia e il principe Umberto, e furono luogo di villeggiatura per i compositori Verdi e Mascagni, e per i filosofi Nietzsche e Rosmini. Le acque di Recoaro, fino al 1985 di Raul Gardini, poi di Giuseppe Ciarrapico, da ricchezza e vanto sono diventate una specie di incubo collettivo per un paese di poco più di seimila abitanti, nella conca dove dove la Valle dell'Agno incontra le Piccole Dolomiti. Perchè la multinazionale Nestlè-Sanpellegrino ha deciso di  vendere stabilimento e marchio agli olandesi del gruppo Refresco, ma non si è disfata dei marchi Gingerino e Acqua Brillante. La notizia risale a qualche settimana fa, ma ha avuto l'effetto di far trascorrere un pessimo Ferragosto a tutta la gente di questo splendido paese vicentino. Perchè in gioco ci sono 67 posti di lavoro, residuo degli oltre 1.200 occupati di una trentina di anni fa. Ma soprattutto perchè nulla si sa dei piani industriali degli olandesi, che pure hanno dato assicurazioni di voler investire e rilanciare l'acqua Recoaro e che per cinque anni dovrebbero continuare a produrre in loco le due bibite.


«E' stata una doccia fredda» spiega Daniele Zambon, sindacalista Fai Cisl. L'accordo di vendita è stato firmato a dispetto della mobilitazione in atto da mesi. «Tra luglio e agosto abbiamo fatto 60 ore di sciopero, tre cortei e coinvolto tutti i 121 sindaci della provincia». A settembre comincerà la fase dell'esame congiunto dei piani dei nuovi proprietari. «Finora l'operazione è un grande buco nero. Ci devono presentare il piano industriale, di sviluppo e occupazionale. Ci devono dire cosa vogliono fare, con quante persone, che iniziative di rilancio dell'acqua Recoaro hanno nel cassetto». I sindacalisti sanno che la strada è in salita. «Non volevamo lo spacchettamento dell'acqua dalle bibite. Siamo preoccupati anche dal fatto che gli olandesi siano soprattutto produttori per conto terzi. Il futuro della Recoaro richiede un impegno industriale per il marchio dell'acqua. Sono pronti ad investire per sostenerlo?»
La domanda non è campata in aria, visto che la Nestlè in quasi vent'anni ha perso 150 milioni di bottiglie prodotte e i livelli occupazionali si sono ridotti di più di mille unità. Il sindaco Giovanni Ceola: «C'è un clima di forte tensione e preoccupazione. Le rassicurazioni non bastano a garantire il territorio e il fatto che le bibite continuino ad essere prodotte qui. Senza occupazione i giovani emigrano, lo stabilimento è troppo importante, per il suo legame con il turismo e il tessuto sociale». 
La speranza è che il Comitato istituzionale, costituito con la Regione, a settembre possa strappare qualche impegno in più agli olandesi. Anche perchè spetta alla Regione Veneto dare la concessione per il prelievo dell'acqua. L’assessore regionale Elena Donazzan: «L'acqua non si vende senza coinvolgere il territorio, anche se è nelle prerogative di un’azienda vendere alle condizioni che ritiene più soddisfacenti. In questo caso la produzione è l’acqua, che richiede condizioni di prelievo, assegnazione e controllo attribuite alle Regioni. Non dimentichiamo che l'acqua minerale e le bibite di Recoaro sono un patrimonio e una peculiarità inscindibile di quest’area da un secolo».
© riproduzione riservata
Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA