Migranti, il parroco legge a messa ​un comunicato "anti-Salvini"

Giovedì 5 Luglio 2018
Don Giuseppe Tassoni
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MALO – La questione profughi in Italia con i porti da chiudere o meno ha acceso in settimana una discussione in paese, dopo la lettura domenica nelle messe da parte del parroco don Giuseppe Tassoni di un comunicato del movimento cattolico internazionale “Pax Christi” del 20 giugno dal titolo “Noi non ci stiamo”: una presa di posizione nettamente contraria alla linea del ministro degli Interni Matteo Salvini. Sul web i commenti si sono e si stanno moltiplicando e nella maggioranza sono critici nei confronti di don Giuseppe Tassoni. Il commento di Gabriella Pernigotto è il sunto di molti. «Sinceramente sono stata molto stupita anch'io. Penso che alla domenica uno vada alla santa messa per arricchire la propria fede, non per la propria idea politica. Lasciamo a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Non c'è altro da aggiungere». Il parroco che in questi giorni è in Val di Sole in campeggio con ragazzi della parrocchia ha fatto sapere di avere letto un comunicato che esprime la posizione di 30 vescovi per aprire una discussione nella comunità, che non si tratta di politica, ma di un'opinione e che si ritiene libero di dire la sua.

Il comunicato di “Pax Christi” letto in chiesa.
«E’ durante il tempo dell’alluvione che bisogna mettere in salvo la semente. Sollecitati da queste parole che abbiamo evocato attorno alla tomba di don Tonino Bello, profeta di pace e di accoglienza dei nostri giorni, anche noi sentiamo di non poter tacere di fronte ad affermazioni e scelte che minano le fondamenta della dignità umana e della convivenza civile. Insieme ad altre voci che in queste ore si sono levate vogliamo anche noi esprimere la nostra indignazione perché in pochi giorni alcuni Ministri di questo governo hanno provocato un’alluvione di paure, risentimenti, odii e violenze che rischia di travolgere le coscienze di tutti noi:
- la contrapposizione tra poveri italiani e stranieri, come falsa soluzione di fronte al fenomeno della povertà;
- la chiusura dei porti come scelta ipocrita di fronte al dramma di tante persone;
- il linguaggio violento e mistificatorio (è finita la pacchia...) che alimenta un clima di crescente intolleranza e suscita comportamenti violenti, xenofobi, razzisti e omofobi;
- il censimento dei rom, pratica incostituzionale che evoca tragicamente le leggi razziali di 80 anni fa;
- la richiesta alla Nato per una alleanza difensiva nel Mediterraneo;
- la vergognosa riduzione ad un problema meramente familiare dell’omicidio di Giulio Regeni, per privilegiare le convenienze economiche nei rapporti con l’Egitto;
- la falsa illusione che la sicurezza personale sia legata sempre più al possesso e all’uso senza regole delle armi;
- la solidarietà considerata un crimine, piuttosto che un valore da promuovere.
Ci auguriamo che si alzino molte altre voci indignate in ambito ecclesiale, nella società civile e nel mondo politico. Noi non ci stiamo. Di fronte a questa "alluvione" ribadiamo e ci impegniamo a custodire e promuovere la buona semente della dignità di ogni essere umano, della tutela dei diritti umani per tutti, secondo lo spirito della Costituzione; della costruzione della pace e della nonviolenza. Continueremo ad impegnarci in prima persona a fianco degli ultimi, dei migranti e rifugiati, che per noi sono “uomini e donne in cerca di pace.” Quotidianamente nei nostri territori e in rete con altri intensificheremo il nostro impegno per ‘disarmare’ la follia della guerra, che si annida anche nei ragionamenti, nel linguaggio e nelle relazioni personali. Lo ribadiamo oggi e continueremo a farlo».

 
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