Davide, il media coach che insegna ai ragazzi come usare i social

Domenica 4 Giugno 2017 di Angela Pederiva
Davide Dal Maso
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Il prof che insegna ai ragazzi come usare correttamente Facebook, Instagram e YouTube? È uno di loro. Un millennial (è nato nel 1995), un esponente della generazione Google (diploma liceale e partita Iva), un nativo digitale (a 14 anni già mandava online le sue prime pagine). Davide Dal Maso, vicentino di Trissino, è un social media coach per le aziende, ma anche un docente di social warning nelle scuole. «Casi come quello che hanno visto loro malgrado protagonisti Luca Zaia e Isaac Donkor sono tutt'altro che rari, perché mancano ancora l'educazione e l'etica digitali», sottolinea.

Quando ha iniziato a maturare questo interesse per i social network?
«La passione è nata quand'ero appena un adolescente, ma è diventata importante in quarta superiore. Frequentavo il Da Vinci di Arzignano, che promuoveva lezioni su Internet e sicurezza, purtroppo poco efficaci. La polizia postale veniva in classe a dirci: Questo non si fa, quest'altro è vietato. Giusto. Ma quella raffica di no-no-no non aveva alcuna presa su noi giovani. Così mi sono detto: devo fare qualcosa, le statistiche sul bullismo sono impressionanti. Per questo ho ideato un progetto su rischi e potenzialità di questi mezzi. Ma all'epoca non mi permettevano di insegnare agli studenti, perché avevo la loro età...».

E quindi?
«Ho fatto domanda per un bando in Erasmus Plus e ho vinto un posto a Cardiff, come addetto alla comunicazione web per un'organizzazione del governo inglese. Quando sono tornato, ho deciso di declinare le mie competenze in due versanti: come libero professionista lavoro nelle aziende per formare il personale all'uso dei social; come docente tengo gratuitamente lezioni nelle scuole e nelle università. Dall'iniziodel 2017 ho incontrato più di duemila allievi, seguendo approcci diversi a seconda delle loro età e delle loro caratteristiche, puntando molto sull'interazione».

Per esempio?
«Ai ragazzini delle medie spiego essenzialmente come difendersi, cercando di far crescere la loro consapevolezza sul materiale che condividono, in modo da evitare problemi come sexting e cyberbullismo. Con gli studenti delle superiori ragiono molto sul collegamento tra il mondo del web e il loro futuro nel mercato del lavoro, dove la reputazione digitale diventa fondamentale. All'università e con gli adulti mi focalizzo sulla gestione di una comunità digitale, come può essere Facebook, anche con l'obiettivo di contenere gli eccessi di negatività e cattiveria». 

E come si fa?
«Alcuni accorgimenti attengono al mezzo: inserire i filtri, fissare delle regole. Ma è molto importante anche la psicologia: condividere cose positive, rispondere alle critiche con gentilezza e relativizzare le posizioni sono tutti atteggiamenti che aiutano a migliorare il clima digitale».

Perché circola così tanto odio sui social?
«Perché chi ha uno schermo davanti pensa di non fare del male agli altri e crede che il web sia un Far West senza regole. Invece non è così, Zaia e Donkor potrebbero benissimo denunciare chi li ha offesi. Per questo è ormai cruciale l'educazione digitale, la nuova educazione civica».
Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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