VICENZA - Salvato con una protesi in ceramica, che ha parzialmente ‘riparato’ il suo cranio privo di un pezzo dopo un incidente terribile: il piccolo Davit Jiblazde, 12 anni, di Tbilisi, capitale della Georgia, sta ora meglio dopo l’operazione avvenuta a migliaia di chilometri da casa sua, a Vicenza, all’ospedale San Bortolo. Una équipe guidata dal dottor Giampaolo Zambon, con una tecnica innovativa, gli ha salvato la vita dopo che i medici georgiani avevano fatto capire di non poter intervenire.
L’operazione non è la prima di questo genere: era già accaduto ad una bimba di 4 anni, sette anni fa. Per questo Davit, su suggerimento di un vicentino che lavora in Georgia, ha viaggiato fino all’Italia per operarsi. L’incidente fu tragico: era a bordo di uno scuolabus quando ci fu uno scontro, le portiere si aprirono e Davit, insieme ad altri cinque ragazzi, fu sbalzato fuori. Lui fu l’unico a rimanere gravemente ferito: operato in Georgia, aveva recuperato, ma doveva vivere per sempre con una protezione in acciaio alla testa. “I medici del suo Paese - ha detto Zambon - gli avevano spiegato che non era possibile applicare protesi con placche al titanio prima dei 18 anni.
Dopo aver verificato che invece in Italia l’operazione era possibile eccome, Addima e l’associazione Team for Children hanno contribuito, con una gara di solidarietà, a portare il ragazzo a Vicenza e a coprire le spese per la famiglia. L’intervento è riuscito, i medici non hanno peraltro chiesto di essere pagati, e Davit sta già tornando ad avere una vita normale, senza protezione e senza cappellini in testa. Un bellissimo lieto fine.
Ultimo aggiornamento: 18:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’operazione non è la prima di questo genere: era già accaduto ad una bimba di 4 anni, sette anni fa. Per questo Davit, su suggerimento di un vicentino che lavora in Georgia, ha viaggiato fino all’Italia per operarsi. L’incidente fu tragico: era a bordo di uno scuolabus quando ci fu uno scontro, le portiere si aprirono e Davit, insieme ad altri cinque ragazzi, fu sbalzato fuori. Lui fu l’unico a rimanere gravemente ferito: operato in Georgia, aveva recuperato, ma doveva vivere per sempre con una protezione in acciaio alla testa. “I medici del suo Paese - ha detto Zambon - gli avevano spiegato che non era possibile applicare protesi con placche al titanio prima dei 18 anni.
Dopo aver verificato che invece in Italia l’operazione era possibile eccome, Addima e l’associazione Team for Children hanno contribuito, con una gara di solidarietà, a portare il ragazzo a Vicenza e a coprire le spese per la famiglia. L’intervento è riuscito, i medici non hanno peraltro chiesto di essere pagati, e Davit sta già tornando ad avere una vita normale, senza protezione e senza cappellini in testa. Un bellissimo lieto fine.